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Andrea Ramazzotti ' s

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Nell'anno 2045, il mondo si appresta a celebrare il centesimo anniversario dalla fine dell'ultima guerra mondiale. In un mondo liberato dal terrorismo da più di venti anni, politici ed eserciti da ogni parte del mondo sono invitati a festeggiare l'evento a Rimanhattan, capitale della Nuova America. Gli unici ad astenersi sembrano essere i Japponesi, l'ultima forma di governo giapponese che chiuse i confini dello stato, nascondendosi al mondo per motivi ignoti...

- Rimanatthan, Palazzo Bianco, meno di un'ora alla cerimonia -

"Popoli della terra, dopo molti, troppi anni, siamo finalmente qui riuniti oggi per celebrare... l'epico lancio di Gainal Ghentasi Quitredici, il nuovo rinnovato capitolo di una delle saghe videoludiche più importanti di sempre. Non perdetevi il..."

"Ben fatto presidente" sottolineò il segretario del dipartimento della difesa "Spostare il giorno dei festeggiamenti a quello del lancio di Gainal Ghentasi Quitredici è stata una mossa geniale"

"Proprio così, non sarebbe venuto nemmeno un politico senza un simile pretesto"

"Ed è pure un bel gioco. Strano, considerando che non lo sviluppano più i Jappo-"

Il presidente si voltò di scatto, azzittendo il segretario. In altri casi lo avrebbe rimproverato, ma in quel momento non poteva permetterselo. Ormai mancava poco al discorso di apertura, eppure c'era ancora un grosso problema: mancava anche il discorso di apertura.

"Assistente Smithers, mi prepari immediatamente un discorso di apertura degno della celebrazione. Mischia qualcosa dei compleanni a quello di Natale e Capodanno. Mi hai capito, Smithers?"

"Ma Signor Presidente, abbiamo un problema serio!"

"Sono cento anni che non abbiamo un problema serio, Smithers"

"Ma se questa mattina stavate per lanciare un missile nucleare in Colombia perché il caffé faceva schifo!"

"Cos'hai appena detto, Smithers?"

"Non le piaceva, Signore. Volevo dire che non le piaceva"

"Esatto Smithers. Non è piaciuto a me. Non possiamo permetterci di sbagliare in questo modo, perché se si venisse a sapere quanto fa schifo, ci avrebbero dichiarato guerra per il prezzo di vendita esagerato"

"Ma loro ci ricavano i soldi da queste vendite, Signore..."

"Non parlavo dei colombiani, Smithers, ma degli svizzeri"

"E allora perché voleva lanciare un missile sulla Colombia?"

"Non lo so"

"..."

"Sta accadendo qualcosa di strano, Smithers. C'è aria di guerra, in aria"

"Ci credo Signore, le prime recensioni del nuovo Gainal Ghentasi sono miste-"

"Non parlavo di quello. C'è la guerra alle porte..."

"Sono i fotografi signore"

"Sembra proprio come cento anni fa..."

"Signore, c'è ancora quel problema di cui volevo parlarle"

"Dimmi tutto Smithers"

"C'è un uomo "strano" che abbiamo dovuto arrestare. Vuole parlare con lei"

"Perché sarebbe strano? Porta i pantaloncini corti e una canottiera, Signore"

"E quale sarebbe il problema?"

"Siamo in inverno, Signore"

"Capisco... capisco..."

- Rimanatthan, Palazzo Bianco, meno di trenta minuti alla cerimonia -

"Parla dannazione! Cos'hai in mente? Quali sono i tuoi piani?!"

"Si calmi, Cattivo. Meglio chiamare il poliziotto Buono"

"Va bene signore... Buono! Buono vieni qua!"

Buono arrivò con il suo impermeabile marrone scuro rubato dal set di un film noir, mentre trangugiava una ciambella tra una ciambella e l'altra.

"Sono Buono... il poliziotto, Buono... cosa ci fa lei qui, vestito così?"

"Il mio nome è Zeba. Pa'Ked, Zeba. E sono qui per dirvi, che state per essere attaccati."

"Chi sta per essere attaccato?"

"Tutti" disse lo sconosciuto aggrottando le ciglia "tutti..."

"Chi sta per attaccarci? Chi?! Parla?!"

"Silenzio, Cattivo. Cosa possiamo fare per prevenire questo attacco?"

"E' molto semplice..." rispose Zeba indossando l'impermeabile offertogli da Buono.

- Rimanatthan, attico del Palazzo Bianco, cinque minuti all'apertura della cerimonia-

"... ed è così che voglio augurare il meglio a questo mondo dopo cento anni di lunga pace. Buon Natale e Buon Anno a tutti"

"I visitatori di tutto il mondo sembrano emozionati! Applausi sonori dagli spalti vicino White Street, dove proprio ora le armate di tutto il mondo stanno sfilando per celebrare questo storico momento. Passiamo ora la linea a-"

"Signor presidente!"

"Buono! Cosa sta succedendo?! Ti rendi conto di che cosa hai appena interrotto?"

"Ma signore, me l'ha detto lui!"

"Lui chi?" Chiese confuso il presidente.

"Quel lui che non siete più andato ad interrogare, che oggi era entrato al Palazzo Bianco"

"Ah. Me ne ero scordato, grazie Smithers"

"Signor Presidente... il mio nome è Zeba... Pa'Ked Zeba... e sono venuto a proporle un accordo per salvare il suo paese..."

"Salvare da cosa, signor Zeba?"

"Semplice" Disse indicando le finestre alle spalle dei politici "da loro"

- Rimanatthan, White Street, cinque minuti all'apertura della cerimonia -

"... ed è così che voglio augurare il meglio a questo mondo dopo cento anni di lunga pace. Buon Natale e Buon Anno a tutti"

Tra la marcia dei soldati, il pubblico urlava e fischiava aspettando le prossime notizie, mentre molte famiglie, colte di sorpresa dalla parata mondiale, rimasero in attesa ai lati della White Street, aspettando il momento giusto per passare e raggiungere Topgheim.

"I visitatori di tutto il mondo sembrano emozionati! Applausi sonori dagli spalti vicino White Street, dove proprio ora le armate di tutto il mondo stanno sfilando per celebrare questo storico momento. Passiamo ora la linea a Topgheim per notizie più importanti: proprio in queste ore è avvenuto il lancio di Gheinal Ghentasi Quitredici, come sta andando sul fronte delle recensioni?"

Improvvisamente, un urlo mise bruscamente fine a tutta quella confusione. Un urlo colmo di terrore tra la folla, tanto acuto e disumano da paralizzare l'intera marcia.

"Che cosa sta accadendo laggiù?" Chiese un soldato della marina avvicinandosi al punto da cui aveva sentito quel suono "E' ora di farla finita, nemmeno io voglio spoiler su Gheinal Ghenta- Ma che cosa diavolo?!"

Un raggio di luce dai mille colori travolse brutalmente il soldato, mentre la folla continuava ad osservare inorridita quel gruppo di persone immobilizzate. Improvvisamente, iniziarono a cadere a terra, rivelandosi dei poster di cartone in scala 1:1 di personaggi famosi. Il reggimento della marina lì davanti si voltò verso il loro compagno incenerito, puntando le armi e preparandosi ad aprire il fuoco. Ma prima ancora che il primo proiettile riuscì a partire, un secondo raggio arcobaleno li attraversò tutti quando, spargendo il loro sangue, ora rosa e al sapore di caramello, per tutta la strada. Le persone lì presenti iniziarono a fuggire in preda al terrore, mentre altri innumerevoli raggi partivano dalle strade, colpendo la folla e gli edifici accanto. Gli squadroni militari, disposti per mantenere l'ordine ai confini dell'isola, iniziarono a mobilitarsi con i carri armati e le jeep per raggiungere White Street il più velocemente possibile.

"Non posso crederci... tre arcobaleni insieme..."

Dal cielo, i tre arcobaleni si avventarono sulle strade, trasformando tutti i presenti in mucchi di gelatina e canditi. Tra richieste di soccorso e urla disperate, i primi elicotteri d'assalto raggiunsero le rive del fiume, ma vennero tranciati in due da squadroni di unicorni laser. L'isola di Rimanhattan sembrava oramai persa.

- Rimanatthan, White Street, cinque minuti dopo l'apertura della cerimonia -

"Signor Zeba cosa vuol dire tutto questo?"

"Assolutamente niente, Signor Presidente. Voglio solo che lei mi conceda il dominio del mondo per proteggerlo da loro"

I politici rimasero sconvolti, immobilizzati dal terrore ispirato dalle urla provenienti dalle strade, ormai un inferno di caramello.

"Ma cosa diavolo... lei è pazzo, Zeba!"

"Ha ragione, Signor Presidente" disse aprendo ed allargando il suo impermeabile, da cui calarono due parentesi tonde ad altezza d'uomo "lei non può autorizzare una simile cosa finché non è l'unico politico rimasto vivo al mondo. Direi di rimediare subito"

Dalle parentesi tonde uscirono due folti gruppi di soldati armati protetti da una strana armatura, armati di fucili composti da punti, virgole e accenti sconosciute all'uomo. Senza aspettare un'attimo, aprirono il fuoco sugli altri politici, apostrofandoli ed uccidendoli dal primo all'ultimo.

"Siamo d'accordo, ora... Signor Presidente?"

Sotto lo sguardo impietrito di Buono e Smithers, il Presidente digrignò i denti, facendo cenno con la testa.

"Molto bene" disse Zeba avvicinandosi alle vetrate "la guerra è iniziata"

La battaglia su Rimanhattan proseguì per diversi minuti, e nessun civile venne risparmiato dagli invasori. Dei tanti politici presenti, in un ultimo, disperato blitz ideato per tentare la loro evacuazione, vennero ritrovati solo i loro cadaveri, gli unici in tutta l'isola che si riuscì ad identificare. Durante l’attacco, le forze armate sparse per la White Street si divisero in gruppi e formazioni a seconda degli obiettivi che si assegnarono, da missioni di soccorso al trovare una via di fuga. Gli unici di loro che riuscirono a sopravvivere furono un battaglione dei GROM polacchi, rifugiatosi nelle gallerie della metropolitana.

“Dannazione Jaden, dove ci stiamo infilando?”

“Non lo so capitano, qua sotto è un casino. Saremmo dovuti uscire in superficie 45 minuti fa… prima a destra, poi a destra, poi di nuovo a destra… non capisco cosa sia andato storto?”

“Cento”

“Che hai detto, Dwa?”

“145 minuti fa, non 45”

“Ma tu che vuoi, ce l’ho io la mappa di queste gallerie”

“Infatti, l’avevi detto tu che ci avremmo messo 45 minuti”

“Aspettate, quindi lui aveva detto 45 minuti 145 minuti fa, o 45 minuti fa aveva detto 145?”

“Non è il momento Trzy. So solo che mi è entrata l’acqua pure negli stivali”

“Non è acqua. E’ guano”

“Da quando il guano è color arcobaleno fosforescente?”

“Si, quando gli unicorni voleranno”

“Trzy…”

“Signorsì?”

“Non-è-il-momento”

“Ma non è arcobaleno!”

“Trzy?”

“Signorsì?”

“Te lo ricordi che sei daltonico, vero?”

“In verità no, signore”

“Sai perché non te lo ricordi, Trzy?”

“Perché me lo ricordo, signore?”

“Perché hai pure l’alzheimer, Trzy”

“Signore”

“Dimmi tutto, Dwa”

“In verità è lei ad essere epilettico, signore…”

“Scusa un attimo Dwa… dannazione Jaden, dove ci stiamo infilando?”

“… e ad avere l’alzheimer…”

“Signore, l’ha mai visto un daltonico con le crisi epilettiche?”

Un lampo di luce abbagliò le gallerie.

“QG, qui Dwa della squadra uno, il generale è a terra, crisi epilettica”

“C-cosa è successo?”

“QG, ritiro tutto, si è ripreso”

“Dev’essere stato un attacco di nazisti. Si, certo, nazisti. Quando invaderemo berlino…”

“Signore, la seconda è finita da un pezzo, qua stiamo alla terza”

“Ah… aggiornami, soldato”

“Degli unicorni laser hanno assaltato la città, mentre la popolazione è stata trasformata in caramello”

“Va bene, va bene. Rimettiamoci in marcia. Dannazione Jaden, dove ci stiamo infilan-“

Un altro lampo di luce attraversò le gallerie.

“Jaden”

“Dimmi Dwa”

“Potresti smettere di illuminare ripetutamente il guano arcobaleno?”

“Capiscimi Dwa, devo guadagnare tempo per leggere le cartine. E poi cosa vuoi che siano dodici attacchi epilettici in tre ore?”

“Il generale ha compiuto 145 anni oggi, vuoi finirlo a suon di arcobaleni?”

“Ricevuto Dwa”

“Ma scusa… hai mai provato a girare a sinistra?”

“Sinistra…” Ripeté Jaiden continuando avanti “sinistra…”

“C-cosa è successo?”

“Sta bene, signore?”

“Si, certo, certo. Dev’essere stato un-“

“UNICORNI!!!”

Un lampo di luce attraversò le gallerie… di nuovo.

“Jaden!”

“Dwa!”

“Santo cielo, finiscila!”

“Va bene, va bene… tanto ho trovato la strada giusta”

“Sarebbe a dire?”

“Era la mappa sbagliata” rispose Jaden ripiegandola nello zaino “la galleria è completamente dritta”

Diverse ore più tardi

“Dannazione Jaden, dove ci stiamo infilando?”

“La prossima volta che lo dice” bisbigliò Jaden “gli sparo in fronte”

“Quegli stupidi nazisti…”

“Facciamo due volte” sottolineò “non si sa mai”

“Fermi. State zitti… e fermi…”

Davanti a loro, illuminato dal guano arcobaleno sparso a terra, c’era uno stormo di unicorni appesi al soffitto come pipistrelli. Erano appollaiati sopra una sorta di nido proprio accanto all’uscita della metropolitana.

“Jaden, soluzioni”

“Proporrei di tornare all’ultimo bivio e-“

“Dwa, soluzioni”

“Dobbiamo ucciderli tutti per-“

“Trzy, soluzioni”

“Torniamo indietro a quel treno che abbiamo sorpassato dieci minuti fa, saliamo a bordo e lo lanciamo contro il nido dopo averlo riempito di esplosivi”
“Si Trzy. Aspetta che il generale approvi, poi vedi come-“

“Andata. Voi tre andate a riattivare il treno. Io mi metto appollaiato ad aspettare in una di queste rientranze nel muro”

“Non possiamo lasciarla indietro, sign-“

“Signorsì generale” dissero Jaden e Trzy imbracciando il fucile e avviandosi verso il treno, seguiti da un Dwa in disaccordo”

Ore dopo, in superficie

“Qui è il Tenente Hicks, dell’esercito americano. Non possiamo difendere la Stazione Centrale, dobbiamo ripiegare nelle gallerie il prima possibile. Ripeto, dobbiamo ripiegare nelle gallerie il prima poss-“

Un’immensa esplosione demolì l’edificio, affossando le strade vicine e disintegrando le ondate di unicorni più vicini.

“Cosa diavolo succede, Hicks?”

“Non-non lo so, la Stazione Centrale è saltata in aria insieme agli edifici più vicini e-“

“Ma non l’abbiamo ancora buttata l’atomica sulla città!”

“DI QUALE ATOMICA STA PARLANDO?!”

Gli unicorni, sentendosi minacciati, iniziarono a caricare verso l’esercito americano, tra il polverone di cenere alzato dall’esplosione. I soldati, colti alla sprovvista, vennero uccisi dal primo all’ultimo, disintegrati dai raggi arcobaleno o squarciati malamente come bustine di goleador.

“SIGNORE MI RISPONDA! STATE PER SGANCIARE UN’ATOMICA?!”

“Mi spiace Hicks, stiamo entrando in galleria”

“MA LEI SI TROVA IN UNA STRUTTURA, COME FA AD ENTRARE IN UNA DANNATA GALLERIA?! SIGNORE? SIGNORE?!” Il Tenente Hicks scaraventò la radio fuori dalla finestra, aprendosi un varco ed uscendo dall’edificio con un megafono in mano “Quegli psicopatici dei nostri superiori stanno per sganciare un’atomica sulla città! Correte immediatamente agli elicotteri per l’estrazione!”

Ma gli unicorni avanzavano troppo velocemente, e la ritirata dell’esercito non li avrebbe di certo rallentati. Serviva un diversivo, o un folle attacco frontale.

“Tenente Hicks, qui Generale Pięć, dei GROM Polacchi. Stiamo arrivando con del supporto aereo dalle gallerie della metropolitana per un folle attacco frontale”

Il Tenente ripeté ad alta voce, come per essere sicuro di aver sentito bene.

“Generale Pięć… GROM Polacchi… supporto aereo dalle gallerie della metropolitana… folle attacco frontale…”

Improvvisamente, dei raggi arcobaleno partirono dalle macerie della metropolitana, folgorando le linee di unicorni che si fermarono all’istante, sconvolti. Il GROM Polacco uscì dalle gallerie cavalcando degli unicorni, ed usando i loro raggi laser per permettere la ritirata dell’esercito americano. Il Generale Pięć, con addosso occhiali da sole, imbracciava un piccolo cucciolo di unicorno, un bizzarro incrocio pony-unicorno, che usava come cannone laser aggiuntivo. Grazie a loro, gli elicotteri riuscirono ad abbandonare Manhattan insieme a buona parte dell’esercito americano.

“Generale Pięć!”

“Dica, Tenente Hicks”

“Come avete fatto con gli unicorni?”

“Una storia lunga, Tenente… una storia lunga…”

Poco prima, nelle gallerie della metropolitana

“Signorsì generale” dissero Jaden e Trzy imbracciando il fucile e avviandosi verso il treno, seguiti da un Dwa in disaccordo”

I soldati si allontanarono, lasciando il Generale Pięć a qualche metro di distanza dal gruppo di unicorni.

“E mentre i soldati sono via, mi scolo qualche litro di alcool puro. Ogni tanto fa bene, stura lo stomaco e tutti i buchi”

Ma mentre il Generale Pięć tentava di afferrare la fiaschetta da due litri, afferrò per sbaglio la torcia, accendendola verso il pavimento. Colto da un attacco epilettico, rotolò a terra nel guano cospargendosi di alcool, finendo addosso ad alcuni unicorni svegli tra le uova. Fiutando il suo particolare odore, lo leccarono ripetutamente fino a ubriacarsi di quella strana miscela di guano ed alcool puro. L’alleanza poco prima dell’arrivo del treno, fu semplicemente inevitabile.

Ore dopo, nel Bunker Bianco, in Alaska

“Bentornato Signor Presidente”

“Smithers…”

“La controffensiva non sembra aver avuto buoni risultati. Tutti i sopravvissuti si stanno dirigendo qui a bordo di elicotteri ed aerei”

“Eccellente, Smithers”

“Tra pochi-“

“Tra quanti minuti verrà azionata la bomba, Smithers?”

“Poco meno di un’ora, ormai...”

“OWO, Smithers…”

“Come ha detto, Presidente Valerio?”

“OWO”

 

Rimanhattan, dopo l'attacco

“Ma sei scemo?”

Zeba Pa’Ked rimase immobile a fissare l’orizzonte in silenzio, mentre uno dei suoi vice continuava a sbraitargli addosso.

“Potevamo aspettare altri due secondi, attraversare la strada e prendere una copia del gioco. Ma no, arrivi tu e: Io Zeba, io diztruggo duddo”

Zeba si guardò intorno, posando lo sguardo sul negozio di videogiochi davanti a loro senza muovere un ciglio, rimanendo con quell’espressione persa e al tempo stesso seria davanti alle braci dell’edificio. Il vice Attaccapunti nel frattempo imprecava in quattro lingue diverse grazie alle sue abilità da poliglotta, mentre continuava a lanciare in aria pezzi di cadaveri e macerie.

“Tu, brutto scimmione, sei proprio un…”

La discussione continuò per una buona mezz’ora, con Zeba che rimaneva immobile mentre Attaccapunti si rotolava per terra continuando ad insultarlo e ad imprecare.

“… ovunque, quel gioco è venduto ovunque, ma tu no, conquistiamo il mondo il giorno del lancio, tanto cosa cambia, brutta faccia di…”

E per ore, interminabili ore, fino a che un aereo militare non passò sopra la città, sganciando il carico sopra Central Park.

“Eh, si” urlò Attaccapunti mentre estraeva due parentesi graffe dalle tasche “adesso pure l’atomica. E quando lo gioco io! Mo ci manca pure che mi becco qualche spoiler”

“Guarda che tra poco esplode” disse Zeba continuando a rimanere immobile”

“Tu tra poco esplodi, brutto-“

Improvvisamente, qualcosa si mosse nell’aria: l’atomica esplose in cielo, con una luce accecante e le fiamme che divampavano tra le nuvole. Ma nuovamente, qualcosa si mosse rapidamente intorno ad Attaccapunti, volando verso la fiammata e facendola sparire nel nulla. Poco dopo, dal cielo caddero due parentesi graffe, che finirono perfettamente nelle fodere del giubbotto di Zeba.

“Come, quando, dove, perch-“

“Vice Attaccapunti, presidente del settore degli snobbatori…”

“C-credi di farmi paura ricordandomi dove lavoro?”

“No Attaccapunti, stavo solo scrivendo il testamento”

“Eh? Q-quale testamento?”

“Il tuo. Il Presidente Valerio aveva previsto un simile scenario, quindi ha lanciato tutto quello che poteva lanciare…”

“Pfff, non ci metteremo nulla a bloccarle come l’ultima”

“… che equivale al minimo di 32.000 ordigni atomici contati negli anni 70, i probabili 57.000 aggiuntivi prodotti durante la sola presidenza di Valerio e 2 forni microonde costruite in Polonia”

Attaccapunti non fece molto caso a ciò che disse Zeba, ancora intento a trovare qualche copia di Gheinal Ghentasy tra le macerie. Ma quelle parole lo destarono dal suo stato di calma… o almeno dal concetto di calma che lui aveva.

“FORNI A MICROONDE POLACCHI?! E’ la fine, è tutto finito, siamo fottuti. Quelli ci tirano i microonde addosso, aiuto, aiuto!”

“Sto affogando nel tuo sarcasmo. Ti ricordi di quell’anno in cui ci furono forti terremoti? In verità non erano terremoti. Erano i residui di un’esplosione che aveva appena fatto scomparire la Groenlandia dalle cartine. Accadde perché una casalinga si riscaldò il latte per poco più di venti secondi… utilizzando un forno a microonde polacco, uno dei tre sulla faccia della terra”

“E come li ha avuti il Presidente?”

“Gli attacchi terroristici di venti anni fa. In verità erano truppe scelte del Reparto Panino, un esercito di agenti segreti con lo scopo di-“

“Conquistare il mondo? Pfff, uno schifo di classico”

“… rubare i microonde per preparare quelli che si dicono i migliori panini del mondo. Si dice che se in quei forni ci metti l’oro… beh, si fonde. Se invece ci metti i panini ti cuoce i panini, che vengono fuori con una croccantezza divina e un sapore così buono da uccidere chiunque lo assaggi”

“Pff, classica leggenda inutile”

“Non è una leggenda. In uno di quelli ci ho scaldato la mia faciola”

“Dovresti essere morto”

“Presto lo saremo tutti”

Una schiera di aerei passò sopra Rimanhattan senza sganciare nulla. Nulla, fino a che l’intero squadrone non ricoprì il territorio da Long Island a Filadelfia. In quel preciso momento, in un complesso orbitale, gli astronauti avevano appena ricevuto la prima ed ultima ordinazione dal Presidente Valerio: tre burritos ultra piccanti, con ripieno piccante, salsa piccante e un mini burrito piccante dentro al burrito ultra piccante. Così gli astrocuochi preparano tutto il necessario, chiusero gli sportelli, avviarono il timer e girarono le chiavi di sicurezza dopo il controllo della retina. I microonde vennero attivati e l’intera stazione spaziale implose in un vortice infuocato che si proiettò sulla terra come un raggio laser rosso gigante degno del miglior supercattivo dei famosi film di Bames Jond. In quel momento, tutti gli aerei sganciarono le bombe atomiche, mentre dietro di loro il cielo si faceva sempre più rosso.

Tante cose accaddero quel momento: Attaccapunti, accecato dalla luce, guardò a terra per evitare di dover comprare un altro paio di occhiali, trovando una copia di Gheinal Ghentasy sotto i piedi di Zeba; Zeba finì di scrivere il testamento di Attaccapunti, scoprendo di essersi sbagliato per tutto il tempo e di aver erroneamente scritto Attaccapanni, senza un motivo apparente; Il Presidente Valerio scoprì che la stazione spaziale era miracolosamente posizionata sopra Rimanhattan, che il raggio laser sarebbe stata un’arma perfetta e che non avrebbe avuto i burritos ordinati. In quel momento, preparò le sue dimissioni per il troppo carico emotivo.

Eppure, al momento dell’impatto, accadde qualcosa di miracoloso, ma soprattutto, qualcosa di incredibilmente terrificante: le bombe atomiche vennero improvvisamente trasformate in una pioggia marshmallow giganti, che ancor prima di toccare terra assorbirono tutto il calore del raggio laser rosso gigante, riscaldandosi al punto giusto ed evitando la catastrofe. Fu in quel momento che Zeba capì quanto pericoloso, malvagio e astuto fosse il suo avversario. E adesso che lo sapeva, poteva teletrasportarsi via con le parentesi.

“Vieni” disse Zeba muovendosi dopo ore di immobilità “dobbiamo andare via da qui prima che-“

Attaccapunti rimase immobile, pietrificato e con il volto così contorto dall’orrore da far sbiancare L’Urlo di Munch.

“Che è successo? Mai visto un marshmallow? Ah…”

Nell’unico passo che Zeba aveva fatto nell’arco di una giornata, era riuscito a calpestare quella che forse era l’ultima copia di Gheinal Ghentasy rimasta al mondo, distruggendola con il suo modesto peso. Senza aggiungere nulla e afferrando Attaccapunti come una bottiglia di birra, si teletrasportò via con le parentesi tonde, poco prima della caduta dei marshmellow.

Quei marshmellow… un’arma micidiale e quasi perfetta: spappolandosi a terra, iniziarono a rigettare acido arcobalenico su tutte le strade e i palazzi, assorbendo, espandendo e modellando il caramello per le strade come se quel liquido avesse una mente propria… o come se fosse comandato a distanza. Sorse così una nuova città, una città-incubo-rosa popolata dai peggiori incubi (e fonte di profitti) di ogni dentista. E un trono s’innalzò sulla vecchia Central Park, tra fiumi di cola e alberi di zucchero filato…

(Nel frattempo, nel bunker bianco, in Alaska)

“Tu, stupido idiota traditore!” urlò il Generale Pięć correndo verso Valerio per colpirlo con un pugno “Sapevo che avevate rubato voi i nostri microonde!”

Mentre le guardie del Reparto Panino si apprestavano a proteggere il loro presidente, il Generale Pięć venne colto da un infarto, rotolò su una barella poco distante e venne portato velocemente in infermeria, seguito dal suo fido ponycorno ubriaco.

Il Presidente Valerio si sedette su Smithers, nel frattempo posizionatosi a mò di sedia, e iniziò ad ascoltare le testimonianze dei soldati polacchi. Impiegarono due ore e 43 minuti per raccontare tutto, dato che non erano molto bravi con un dialogo a tre o più persone, parlando quindi uno alla volta e riassumendo tutto con questo paragrafo.

“Dunque è così...” sussurrò Valerio “tutti i politici sono morti, le ultime forze armate sono i marines del Tenente Hicks e voi polacchi… questo vuol dire che… Smithers! Prendimi la corona e lo scettro!”

Tutti i presenti impallidirono, lucidandosi le scarpe e sistemandosi i capelli tra un attacco di panico e l’altro. Il Generale Pięć era appena rientrato nella sala per impedire che ciò che stava per accadere accadesse, senza dire di cosa si trattava per far crescere la suspance. Proprio per questo venne colpito da un altro infarto, tornando nuovamente in infermeria.

“A lei signore”

Valerio afferrò la corona e lo scettro, e colpendosi sulle spalle con la corona e mettendosi lo scettro in testa disse “Io, Presidente Valerio, mi proclamo Re Valerio, Re di tutto ciò che può avere un Re e le tasse”

Tutti i presenti si inchinarono, tranne Smithers, che dovette rivedere la sua posizione schematica da sedia per adattarla ad una posizione schematica da trono.

“Molto bene. Ora posso farlo… ora posso convocare…”

Suspance, tanta suspance.

 

“I Power Dangers!”

 

La battaglia di Rimanatthan si concluse con la pioggia di marshmallow: le truppe rimaste erano fuggite o caramellizzate, mentre di Zeba e dei suoi uomini si era persa ogni traccia. Zeba però non rappresentava il pericolo più grande per Re Valerio, almeno apparentemente. Rimanhattan era infatti caduta in mano a un nemico di cui non si sapeva ancora nulla, se non che era riuscito a fermare la caduta di qualche centinaio di migliaio di bombe atomiche… e di due forni a microonde polacchi. Nonostante ciò, Re Valerio aveva ora il potere di sguinzagliare la sua prossima arma: i Power Dangers.

“Re Valerio, Trono Smithers, i Power Dangers sono stati attivati. Loro e gli Zillagod arriveranno a Rimanhattan nel giro di mezz’ora”

“Tutto questo grazie al mio brillante piano…”

“Signore- volevo dire, mio Re, non vorrà dire che aveva previsto tutto questo!”

“Peggio Smithers-2”

“V-vuole dire che voleva attaccare Rimanhattan e diventare Re del mondo uccidendo i politici?! Che per questo ha trasferito i Power Dangers nel nostro complesso segreto sotto il Palazzo Bianco poco prima della cerimonia?!”

“Ovvio che no, Smithers-2, questo non è mica un tecno-thriller politico di Com Tlancy! Loro erano lì per proteggere qualcosa di estremamente importante… qualcosa che ora potrebbe cadere in mano nemica. Per questo attiveremo i Power Dangers: non solo per tentare di riconquistare il mondo, ma per recuperare quel qualcosa…”

“Tutte stronz-“

“Silenzio Generale Pięć. Si ricordi che non possiamo fare dialoghi a tre”

Il Generale Pięć tornò sulla barella a finire la flebo, continuando a borbottare sotto i baffi. Nel frattempo, tutti gli occhi della sala erano puntati sui monitor… e i monitor erano puntati su droni da guidare… e i droni da guidare erano puntati su Rimanhattan… da lì, avrebbero visto il combattimento.

Poco dopo, a Central Park

I marshmallow avevano plasmato nuovamente il suolo di Rimanhattan: ora l’aria era intrisa di zucchero a velo, una nebbia violacea circondata da tocchi di zucchero filato che scendeva come neve. Le strade erano piene di crepe dai quali uscivano piante di caramello e alberi di liquirizia, in parte divorati dalle creature che iniziavano a vagare per le strade. Usciti dai tunnel, gli unicorni ora si muovevano in folti gruppi tra i grandi alberi di canditi, cresciuti distruggendo grattacieli e sbocciando verso il cielo come fiori alti più di 300 metri. Molte strade erano infatti sovrastate da strati di caramello intrecciati come erbaccia, mentre all’interno scorrevano lentamente tonnellate di gelato.

Quel regno contorto e perverso era protetto e abitato da schiere infinite di orsetti gommosi di tutte le dimensioni, dalla grandezza di un cane a quella di una gru… una gru da costruzione, s’intende. Questi plotoni colorati impugnano ogni tipo di arma, dalle motoseghe di legno a fucili spara-zenzero. Costituivano sicuramente la stragrande maggioranza di ciò che popolava quella terra, ma molte altre erano le specie che popolavano Rimanhattan… e altrettanto strano era il fatto che iniziavano a fuggire dalle fogne e dalle gallerie della metropolitana, terrorizzati da qualcosa che si muoveva tra le ombre.

Central Park, rinominata Pink Park, era il cuore pulsante di quell’ecosistema… e la Bethesda Terrace, era il trono.

“Pff. Bethesda Terrace, che nome ridicolo. Questa sarà Caramelot, la mia reggia, il mio castello incantato”

La bambina saltellava allegramente a destra e a sinistra, e ad ogni tocco dei suoi piedi, il pavimento si trasformava in zucchero filato o caramello. Il suo respiro cambiava l’acqua in cola scadente, così zuccherata da uccidere qualunque cosa tentasse di berla. Le piante e gli alberi diventavano diavolerie dolciastre, mentre la fauna veniva divorata dagli unicorni o assorbita dagli orsetti.

“Mia fignora, volevo avvifarla che ftiamo perdendo il controllo delle fogne. E la fituazione nelle gallerie va anche pegghio!”

“Sta zitto Saltapupù!”

La bambina si fece scappare una puzzetta letale che sciolse Saltapupù, il quale dovette rigenerarsi qualche metro più in là.

“Ma fignora, potremmo beniffimo effere attaccati dal prefidente, da Zeba…. O pegghio!”

“Zeba di qua, Zeba di là. Mi sono stancata di Zeba e delle sue lezioni di grammatica. Facevamo grammatica anche a matematica, arte e ginnastica. LA GRAMMATICA A GINNASTICA, SALTAPUPU’! A GINNASTICCA!”

“E’ qualcofa di orribile fignora… anche fe lei odiava la fcuola in generale”

“Sta zitto Saltapupù! E’ proprio per questo che ho creato un’errore della grammatica coniglio-ebete quasi immortale con la s strana e di nome Saltapupù… e sai perché ti ho messo la s strana?”

“Fi...”

“Dai dillo…”

“Ma fignor-“

“DILLO!”

“Faltapupù…”

La bambina scoppiò a ridere, sedendosi su un trono-laser rosa che andava via via formandosi sotto di lei. E cresceva, cresceva sempre più, alzandosi per centinaia di metri e scolpendosi come la torre di un castello, ornata di statue di unicorni angelici e orsetti con pose buffissime.

“Mmm… buffissime… Saltapupù, dì buffissime”

“Buffifffime”

“Ora di sono un saltapupù buffissimo”

“Fono un faltapupù belliffimo”

La bambina rise a crepapelle

“Cosa farei senza di te… ma passiamo alle cose serie: qual è il piano d’attacco? Come procediamo?”

“Allora, tra qualche minuto verremo attaccati dai Power Dangerf, una fquadra fpeciale del prefidente. Quello che verrà dopo è imprevedibile. I noftri territori continueranno ad efpandersi grazie alla piogghia di marfmallow… ma dobbiamo riuffire in qualche modo a rifolvere il problema delle fogne e delle gallerie, prima di ritrovarci con brutte forprefe.”

“Già… non sappiamo ancora cosa ci sia lì sotto, e qualcosa mi dice che nemmeno il presidente lo sa. A proposito, per attivare i Power Dangers non bisogna essere Re del mondo?”

“Probabilmente avrà già rimediato”

“Mi sembra giusto… Zeba invece?”

“Fi è ritirato. Ora ha ottenuto quello che voleva…”

“ Già… l’Europa intera. Ma ha troppi confini e presto dovrà vedersela con Lui…”

“Vede che la fcuola le è ftata utile?”

“E’ vero, l’ho imparato a scuola… giocando a Siriko durante la ricreazione”

La terra iniziò a tremare, mentre un’esplosione di colori si espandeva tra i palazzi ai confini di Rimanhattan.

“Fono loro, i Power Dangerf. E fembrano avere anche gli zillagod!”

La bambina si mise comodamente seduta sorseggiando cola, mentre impartiva ordini facendo le bollicine con la cannuccia. Le schiere di orsetti si mobilitarono, cavalcando gli unicorni e usando i loro corni-laser. La battaglia era appena iniziata.

I Power Dangers erano molto più avanti rispetto agli zillagod: se li avessero aspettati, non avrebbero avuto l’effetto sorpresa, e in più la loro entrata aveva molto più stile senza gli zillagod a rubargli la scena. Erano proprio loro, i mitici Power Dangers: Whiskey, Tequila, Lucano e Cellolimon, guidati da Capitan Vodka. Questi cinque ubriaconi provenienti da ogni parte del mondo, avevano partecipato alle ultime guerre nel ruolo di vere e proprie armi di distruzioni di massa. Questo gruppo veniva infatti mandato in segreto nei territori nemici per scolarsi tutti i loro alcolici, rendendo gli avversari più coordinati, precisi e intelligenti. La guerra, in effetti, non stava proprio andando bene, e continuò così fino a quando non bevvero troppo… troppo troppo. Avevano infatti ottenuto vari superpoteri unici, dalla Vista Vodka al Tequidown. Ma il potere che tutti condividevano era quello del Ubrivolo, l’essenza del loro potere, che potevano utilizzare solo in stato di ebbrezza.

“Mhdlfhads, asjdhala! JKhdgbam fasodkla!” Disse Capitan Vodka.”

“JDJBSBKSNBVS! SFJBASJBSDKNASKN, NAJNSIIODNHAOSAJI!” Rispose Tequila.

“Jsjbvajhasghdsai…” Sospirò Lucano.

“Yo soy tu pollo hermano” concluse Cellolimon con il suo accento messicano.

Così, la squadra partì all’attacco: il loro volo era più scoordinato di un aereo di linea mentre precipita… ma non era un problema, perché essendo super-forti e super-resistenti, distruggevano tutti gli ostacoli che colpivano. Usavano i loro poteri a vacca, distruggendo anche edifici e strade… ma anche questo non era un problema, visto che l’intera città gli era nemica. Gli sembrava come quella battaglia che combatterono in Europa… e quello si che era un problema, visto che fu proprio per questo che di gente ne morì parecchia.

L’esercito del male, tra orsetti e unicorni, veniva man mano annientato da quel piccolo gruppo di eroi, che sbattevano ripetutamente a destra e a manca, sganciando sotto di loro scie interminabili di alito tossico, che sembrava sciogliere gli unicorni: questi si buttavano a terra agonizzanti, urlando e scalciando mentre diventavano una poltiglia color arcobaleno. Ma gli orsetti no… non ne risentivano… e fu proprio per questo che Whiskey finì per sbattere addosso ad un orsetto gigante, incastrandosi nella sua gelatina. Capitan Vodka sentì le sue urla a chilometri di distanza: la gelatina di cui erano composti gli orsetti era infatti acida, e di Whiskey non era rimasto nemmeno il suo leggendario puzzo.

“ANJDNAOJBASIOKBGFAS!” Urlò Capitan Vodka disperato, che per vendicarsi iniziò a vomitare davanti un accendino, creando una scia di melma incandescente in grado di sciogliere palazzi interi.

Mentre l’orsetto gigante rideva con la voce di un carillon, Tequila eseguì su di lui la sua leggendaria Tequidown, catapultandolo via. Purtroppo, finì per incrociare lo sfortunato Lucano, che nell’attrito finì per liquefarsi, sospirando un’ultima, commovente, frase incomprensibile.

Tequila non capì cosa aveva appena fatto, così come non aveva capito cosa era successo negli ultimi anni, o perché fosse lì. Fu proprio per questo che ricordò di avere una letale malattia terminale, il Tramabuco, che la uccise all’istante.

In quel momento, arrivarono i cinque zillagod: lo zillagod rosso, quello blu, quello giallo, quello verde… e quello rosa. Erano praticamente dei dinosauri giganti monocolore, di una tonalità così accesa da far venire gli attacchi epilettici agli unicorni, facendoli schiantare sugli edifici o su altri unicorni. Notando che alcuni dei loro possessori non c’erano più, lo zillagod rosa divorò quello giallo, mentre quello rosso divorò quello verde e quello blu. Diventarono così grossi il doppio, ma per fermare l’inarrestabile esercito nemico, dovevano anche essere potenziati. Così, scambiandosi una rapida occhiata con il proprio zillagod (quello rosa), Cellolimon iniziò a lanciarsi contro di lui, in modo da fondersi e potenziarsi.

“Es ello un perro… o un amarillo?”

Purtroppo Cellolimon non riuscì mai a capirlo, visto che lo zillagod lo divorò in un sol boccone. In quello stesso momento, mentre la mostruosità si ingigantiva a dismisura, Capitan Vodka cadde a terra, stanco ed emotivamente distrutto, riuscendo finalmente a fare un dialogo che non era uscito da una tastiera sbattuta ripetutamente a terra per fare frasi a caso.

“Mio dio… non è possibile! Per potenziarci gli zillagod devono divorarci! Ma è orribile! E’ qualcosa di impensabile, osceno e terrificante!”

Lo zillagod rosso vide lo zillagod rosa crescere più di lui, così guardo Capitan Vodka, che guardò lo zillagod rosso, che… che venne divorato dallo zillagod rosa, diventando lo zillagod definitivo: Zillagod Arcobaleno.

“No… lo Zillagod Arcobaleno!”

Capitan Vodka venne accerchiato dagli unicorni e dagli orsetti, che iniziarono ad avvicinarsi a lui. In quel momento, afferrò la sua bottiglia di Vodka e la issò in aria. Quello fu l’istante in cui dovette scegliere se morire da uomo… o avere i superpoteri da ubriaco e morire comunque. Così, tese la mano al cielo e urlò “Trasformazione spada, attivazione!” mentre spaccava la bottiglia contro un muro, trasformandola in una suprema arma da mischia.

Ma ormai era finita: I Power Dangers erano stati annientati, la città era rimasta in mano nemica… e lo Zillagod Arcobaleno si era alleato con gli orsetti, i quali gli donarono un unicorno gelatinoso gigante da cavalcare. Per Capitan Vodka sembrava essere la fine…

“Non oggi cosozilla!”

Un uomo in groppa ad un maiale peloso uscì da una galleria della metropolitana, imbracciando una doppietta e correndo verso Capitan Vodka.

“E’ ora di mangiare un po' di America, cosi diabolici!”

 

 

Di quella seconda battaglia a Rimanhattan non se ne seppe altro: in una serie di strane ed inspiegabili esplosioni, buona parte della città venne spazzata via, insieme allo Zillagod Arcobaleno e a buona parte dell’esercito gommoso. Perdendo i droni durante quei caotici minuti, il Bunker Bianco in Alaska era stato tagliato fuori dalla battaglia, con la sola sicurezza di aver perso i Power Dangers. Buttare addosso al nemico armi di distruzione di massa, non aveva funzionato: era ora di cambiare tattica…

“… o di trovarne una. Io dico, sei il Re del mondo, mezzo mondo non lo sa, l’altra metà è stata invasa da gelatine viventi e tu che fai?”

“Calmati Hicks, sempre meglio che essere al fronte”

Hicks inghiottì il sigaro intero, sistemandosi il giacchetto e indossando il paraorecchie.

“Sempre meglio che essere al fronte… non hai capito una ceppa! Tra poco il Bunker Bianco sarà il fronte! Quello la ha mandato noi a congelarci e i polacchi a farsi una pizza e due spaghetti!”

“Uaiò, azz ciai contro gli shpaghett?” Disse Vito DeVite mentre faceva la bruschetta con il sugo della pasta.

“Proprio te parli, mangiapizza mafioso!”

 “Vacci piano con gli stereotipi Hicks!”

Il Tenente  perse il controllo, si voltò di scatto verso il soldato Vito DeVite e, afferrando un buono per la pizza, lo strappò davanti a lui urlando “Tutto questo mondo è uno stramaledetto stereotipo!”

“Sacrligeio!” Urlò Vito lanciandosi a terra “Tu, immonda beshtia degli hamburger! Sventura a te Hicksete!”

Le urla di DeVite si alzarono dalla nave, circondata dal mare e da una fitta nebbia che iniziava a stringersi intorno a loro. Ad essa si aggiunse il fumo che si sollevò durante la cremazione e il conseguente funerale del buono per la pizza. Quel piccolo pezzo di carta era la loro ultima speranza di far comparire svariati menù formato famiglia a prezzi stracciati, se non addirittura gratuiti: la squadra si era esercitata per ore nel creare una tattica con cui impedire al corriere di arrivare in meno di un’ora, ottenendo così i famigerati menù gratuiti. Proprio per questo avevano sganciato le mine di profondità e posizionato le trappole per orso davanti alla cabina, posizionando fari ovunque e caricando le armi con i sedativi. Ma ora non rimaneva altro che l’orrore e la follia, mentre la paranoia prendeva piede tra i membri della squadra. Le immagini di quella pizza mancata, di quei supplì perduti, li tormenterà a vita tramite momenti di silenzio farciti da flashback in stile Vietnam. E mentre DeVite giurava vendetta e la squadra cadeva nello sconforto, la nave si avvicinava sempre di più alla destinazione: il Jappone. La rotta prevedeva l’attraversamento del Mar di Bering e l’approdo direttamente sulle coste Japponesi, ma avevano sottovalutato le forze misteriose che dominano “certi luoghi” Europei.

La nebbia era ormai diventata un vero e proprio muro bianco, al cui interno si stagliavano le prime montagne della costa. Non appena questa si avvicinò ancor di più la nave, questa si spense all’improvviso, lasciandosi trasportare dalla corrente.

“D’accordo gente, ormai manca poco. Allora, siamo venti, quindi… Alpha-3, tu sei in gruppo con Echo-2. Delta-7, tu starai insieme a Charlie-4…”

Mentre Hicks procedeva con i raggruppamenti, la nebbia iniziò ad invadere il ponte della nave…

“Beta-507, tu invece… invece… niente. Per pigrizia, d’ora in poi sarete semplicemente Uno, Due, Tre, Quattro… e… e… Cinque… no, aspettate. Questo non ha senso…”

Improvvisamente, uno dei soldati cadde a terra, immobile.

“Signore! Beta-507… cioè, volevo dire, Venti è a terra… forse…”

“Chi è Venti?” Urlò Hicks correndo verso il ferito… il morto… il caduto… quello che era.

“Non lo so signore. Ma non respira… eppure sembra normalissimo!”

“Hai ragione Tredici… normalissimo…”

“Ma signore, io non sono Uno?”

“Normalissimo… oh… oh no! Era normale… troppo normale… non era uno stereotipo, non era un personaggio strano… e non era nemmeno un personaggio approfondito!”

Hicks corse verso una cassa, la lanciò sul ponte e urlò “MASCHERE ANTI-GAS! PRESTO, INDOSSATELE!”

Quella ventina di uomini- no, quella diciannovina di uomini si buttò sulla cassa, prendendo le maschere e rubandosi i filtri a vicenda.

“Signore, che cosa sta succedendo?” Chiese Tre mentre indossava la maschera.

“Questa non è nebbia” disse Hicks facendo un buco nella maschera “e Tramadibuco!” aggiunse mentre infilava un sigaro nel buco.

Sul ponte scoppiò il panico. I marines iniziarono a correre a caso, urlando frasi incomprensibili o delirando a bassa voce. Sapevano che non erano personaggi approfonditi, che non erano né stereotipi né strani… potevano morire da un momento all’altro, forse, addirittura, tutti insieme. E così, a caso, senza un motivo specifico, solo per fare numero.

“Io mi salverò, giusto?” disse il presunto Uno “Ho fatto la battuta su Beta-507, sono importante… senza di me questa storia non reggerebbe!”

“Ah!” Urlò Vito oramai ubriaco, mentre si scolava il vino nella stiva “Io sono uno stereo… proprio così, uno stereo… sono così stereo essendo italiano, che se i tipi dello stereo sono gli ultimi a morire… vi seppellirò tutti! Anche te, Hicks! Non puoi nulla contro gli stereocosi italiani!”

E mentre Hicks camminava disorientato sul ponte, quasi contagiato dalla follia dei suoi compagni, la barca esplose, così, di punto in bianco, in mezzo al mare. Tutti i marines morirono, Hicks incluso, e questa parte è stata del tutto inutile.

E invece no. La Tramadibuco non lo avrebbe permesso, non così. Per questo si risvegliarono tutti su una spiaggia, poco distante dal relitto della nave che andava ancora a fuoco. Stavano tutti bene, erano illesi ed immacolati, e nessuno di loro ricordava nulla di quello che era successo… sempre se quello che era successo era effettivamente successo.

“Uno, Due… Tre, Quattro, Cinque… Tu chi sei?”

“Io sono Diciotto, signore”

“Ah… allora a te ti conto dopo… Vito è ancora vivo?”

“Non m’ammazzerai mai!”

“… ci ho pure sperato…” borbottò Hicks “allora, a occhio siete tutti e diciotto-“

“Diciannove, signore”

“Per comodità, facciamo che siete Uno, Due, Tre, Quattro, così via fino a Diciassette, Diciotto… e poi Vito”

“Oh, a me nessun numero?”

“No Vito, non hai un valore numerico nemmeno come soprannome”

Vito si voltò, affilando il coltello sul suo trancio di salame fortunato. Lo affilò così tanto, che alla fine il coltello si consumò e si spezzò, ma ottenne un trancio di salame fortunato e affilato.

“Allora…” disse Hicks consultando la cartina, guardandosi intorno di tanto intanto “allora, non so dove siamo, ma se continuiamo ad andare dritti da qualche parte arriveremo”

Così, il gruppo di soldati camminò per circa cinque minuti, sufficienti a fargli raggiungere l’altra costa.

“Manco l’Italia è così stretta…” borbottò Hicks.

“Ti sgozzerò con il mio salame, americano…” bisbigliò Vito.

“Allora… continuo a non sapere dove siamo, e per quanto ne sappiamo e vediamo, questa può benissimo essere una pozzanghera gigante. Cerchiamo di fare il giro passando da Nord”

“E qual è il Nord?”

Il gruppo iniziò a costeggiare il corso d’acqua, camminando dentro a quello che sembrava essere un bosco innevato. Camminarono per ore e ore, fino a che la nebbia non diventò ancor più fitta. Fu in quel momento che il terreno si fece improvvisamente morbido… e la temperatura incredibilmente alta.

“Signore! Diciotto è a terra!”

“Che gli è successo?” chiese Hicks preoccupato.

“E’ andato a fuoco!”

La nebbia si dilatò, mostrando il soldato sdraiato a terra, incenerito su un mare di sabbia. Si dilatò ancor di più, fino a mostrare una linea di confine tra un bosco innevato e un deserto arido. Proprio al centro di quel confine, c’era il corpo di Diciotto carbonizzato dallo sbalzo di temperatura.

“Ma come diavolo è possibile? Dove siamo finiti?”

“Non ne ho idea-“

“Signore! Diciassette è morto!”

“Cosa?!” Urlò Hicks voltandosi dall’altro lato “Com’è successo?”

“E’ esploso, signore!”

Hicks raggiunse la testa della fila indiana, dove trovò parte di Diciassette sdraiato a terra tra una fitta vegetazione. Il suo corpo, dall’altro lato rispetto a quello di Diciotto, segnava il confine tra il deserto e un’umidissima foresta amazzonica.

“Ma cos-“

“Signore!”

“Chi è morto?”

“Sedici, signore! E’ diventato un pezzo di ghiaccio ed è scivolato a terra!”

Hicks stava per correre verso il cadavere, ma non servì a nulla: il muro di nebbia era quasi sparito, e poteva benissimo vedere parte dei resti di Sedici sul confine tra il deserto e un ghiacciaio.

“Ma che ci faceva la? Eravamo una fila, cosa è andato a fare-“

Urla, spari e confusione provenirono dall’altro lato. I soldati impugnarono le armi, spaventati, mentre Hicks si scolava una bevanda energetica per prepararsi a correre nuovamente.

“Scusi signore, ma dovevo farlo!”

“Quattordici! Perché hai sparato a Quindici?!”

“Perché stava andando da qualche parte, e se lui schiatta, poi schiatto io!”

“Ma Quattordici… hai seccato Quindici! E’ bello che-“

In quel momento, Tredici sparò a Dodici per precauzione, mentre Dieci, con il coltello in mano, cercava Undici tra il gruppo.

“Ora statevi tutti calmi! Finché Quattordici non muore, non mori-“

“Signore! Quattordici è morto!”

Hicks si voltò, incrociando il corpo congelato, carbonizzato ed incenerito di Quattordici proprio sul punto dove convergevano le tre zone. Vedere del ghiaccio carbonizzato che andava a fuoco lo impaurì non poco.

“Dobbiamo fuggire da qui! Si salvi chi può!” Urlò Hicks correndo via, seguito dal resto della squadra.

Improvvisamente, però, tutto divenne buio. Il sole era come scomparso dal cielo, e si era fatta notte. Senza nessuna meta, il gruppo continuò a correre, terrorizzato, mentre delle luci apparvero in lontananza.

“Finestre! C’è una casa laggiù!”

Hicks sentì delle urla di gioia alle sue spalle, ma senza farci troppo caso, entrò nell’unica porta che aveva davanti e si mise seduto ad un angolo con il fucile impugnato. Ma nessuno dei suoi compagni attraversò quella porta. Nessuno. Rimase in un angoletto al buio, per diversi minuti, forse anche un’ora, aspettando che qualcuno lo raggiungesse. Ma proprio quando iniziò a sentire dei rumori, la porta si chiuse da sola. Tentò di aprirla e di uscire, ma era come bloccata, più che chiusa a chiave. Accese così la torcia per vedere dove e come proseguire, ma quando si voltò capì che quell’unico corridoio era così lungo da inghiottire persino la luce della sua torcia. Preso dal panico, si voltò contro l’unica finestra che vedeva e tentò di aprirla, senza successo. Tentò di romperla con il calcio dell’arma, gli sparò e alla fine gli scaraventò una poltrona addosso, ma il vetro non scricchiolò nemmeno.

Non aveva scelta, doveva proseguire. Camminava lento accostato ad un muro, e di tanto in tanto sentiva delle urla familiari attraversare i muri, rimbombando nel buio. Con arma e torcia spianate continuò, sempre più veloce, sbattendo contro mobili e comodini. Non c’era traccia di luci, lampade o lampadari, solo file di candele spente. Cercò di accenderne una, e in parte ci riuscì: ma questa si sciolse in una sola, improvvisa, vampata di fuoco.

Raggiunse finalmente la fine del corridoio, con delle scale a salire… ma un urlò lo raggiunse proprio dall’alto delle scale, da dove gli venne lanciato addosso il corpo di uno dei suoi soldati.

Hicks cadde a terra, urlando come una femminuccia. Si rialzò di colpo, pronto a correre via con le braccia alzate e con un poco fiero urlo da donna, ma qualcosa lo colpì alle spalle. Cadde nuovamente a terra, inerme, mentre un’ombra si alzava sopra di lui.

 

“Benvenuto in Polonia”

In mezzo al nulla, poco prima dell’arrivo di Hicks in Polonia

“Cavolo, mi manca casa. I fumi velenosi, la flora mortale…”

Dwa guardò ancora l’orizzonte che gli ricordava tanto la sua patria: nebbia, tanta nebbia su una distesa di nulla. In più c’era una puzza di pesce di tutto rispetto, tipico di quelle coste.

“Trzy, ti promuovo a generale indiscusso delle nostre forze arm-“

“Trzy!” Urlò Jeden a bassa voce “Finiscila di far ripetere al Generale Pięć tutto quello che ti pare! Se continui così finirai con il fargli vendere la Polonia per tre pesci e mezzo!”

Trzy si fermò all’improvviso, pensando su qualcosa che, dalla sua espressione, doveva essere incredibilmente serio. Si riavvicinò lentamente all’orecchio di Pięć e, dopo qualche secondo, questi ripeté nel sonno: Vendo la Polonia per tre pesci e mezzo.

Dwa comparve alle spalle di Trzy con la sua tipica espressione seria, colpendolo con una chiave inglese. Purtroppo, Dwa non aveva gli occhiali, così colpì il Generale Pięć sui denti, il quale si alzò di colpo dal letto colpendo nuovamente la chiave inglese con la testa e facendo volare via il ponycorno dallo spavento. Mentre Pięć perdeva nuovamente i sensi, gli effetti negativi del pasto precedente si fecero sentire: le mani unte di pesce fecero scivolare la chiave inglese via dalle mani di Dwa, volando contro le parti basse di Jeden. Mentre questi cadeva oltre il parapetto, il sigaro che aveva rubato ad Hicks gli volò via dalle mani, dritto verso il bagno. In quel momento, il capitano sovrappeso spalancò le porte, accompagnato da un’inquietante nube verdognola. Il sigaro, sparato come un proiettile, stava ormai per raggiungere la sua meta. In quel piccolo lasso di tempo che separava il tutto dal disastro, il capitano pronunciò le sue ultime parole, mentre Dwa, l’unico che aveva capito cosa stava per succedere, si buttò in acqua con la medesima espressione seria.

“Ciurma, siamo quasi arrivati!”

Il sigaro cadde ai suoi piedi, rotolando sotto di lui.

“Uaiò, guardate che il fumo uccide!”

La barca implose su sé stessa, scomparendo in un fungo verdastro che si alzò verso il cielo. Le nuvole si sciolsero come panna acida, mentre piccioni e gabbiani prendevano fuoco a mezz’aria. Trote e salmoni iniziarono a comparire a galla, morti, con un espressione di terrore stampata sui loro volti… sulle loro facce… su quello che è.

Ma tutta questa poltiglia di roba è una cosa troppo assurda e forzata, una bruttissima ripetizione immotivata di ciò che è successo ad Hicks. Così, senza cercare un pretesto, vi aggiungerò al paesaggio cinque petroliere in fiamme e quindici pescherecci che esplodono consecutivamente, ordinati in ordine di grandezza e disposti a destra e a sinistra. Ora che in questo mondo barche e navi esplodono costantemente senza un motivo preciso, e per questo c’è un motivo… cioè, le barche esplodono perché, in questo mondo, le barche esplodono senza motivo. No? Comunque, l’importante è che ora posso continuare la storia.

Qualche ora dopo, sulle coste di “Una misteriosa terra che puzza di mozzarella”…

“Dannazione!” Urlò Jeden stringendosi le parti basse “Che puzza di mozzarella! Mozzarella e uova!”

“Non ti preoccupare, non sono le tue parti bassi a puzzare di uova”

“Grazie Dwa, iniziavo a preoccuparmi…”

“In effetti Jeden, scientificamente e tecnicamente parlando non hai più le parti basse. La puzza di mozzarella e uova è una allucinazione dovuta al dolore, che a quanto pare condividi con l’autore”

Jaden rimase impietrito, con lo sguardo perso nel nulla.

“Ma come fai a dirlo! Sono così zuppo d’acqua che nemmeno io capisco cosa succede qua sotto!”

“Non è acqua, Jeden. Quando sei caduto dalla nave, sei finito dentro una scialuppa e sei svenuto la dentro. Quello è solo sangue!”

“Ma che- sarei dovuto morire dissanguato!”

“In effetti, questo non lo so spiegare né scientificamente né tecnicamente. Non sei nemmeno uno stereotipo!”

Dwa continuò a medicare Jeden sulla spiaggia, a pochi passi dal mare. Chiuse la ferita facendo dei punti con le graffette e chiudendo il tutto con i lacci della scarpa. E’ vero, Jeden stava urlando dal dolore, ridendo e piangendo allo stesso tempo, ma Dwa, in quel momento, era la persona più felice del mondo: aveva finalmente dato senso al corso di cucito che per anni era stato infangato dall’esercito.

Ci volle qualche ora prima che Jeden si riprendesse dallo Shock. Ci volle altrettanto anche a Dwa per riprendersi dalla felicità e tornare alla sua espressione seria. Fu in quel momento che accadde l’impensabile.

“Ah. Quindi… Jeden, ho ottime notizie. Le tue parti basse sono immacolate”

“Davvero?! Oh, grazie! Grazie!”

“In verità la profonda ferita che ti ho ricucito non era alle parti basse, ma all’altezza del polmone sinistro. Non avendo gli occhiali, ho fatto un po' di confusione, ma di una cosa puoi star certo!”

“Almeno questo…”

“La ferita è profonda e non smetti di sanguinare, probabilmente morirai tra dolori lancinanti dovuti ad un infezione, e tutto questo in meno di cinque ore.”

“Ne sei sicuro?”

“Jeden, mi sono appena reso conto che due delle tue costole sono tenute insieme dal laccio di una scarpa. Mi stupirei se sopravvivessi…”

“Beh, ti sei stupito pure prima, quando sarei dovuto morire dissanguato”

“Anche questo è vero”

Jeden si alzò da terra, bendandosi la ferita con i resti della sua giacca e il laccio della sua scarpa. L’ultimo dei lacci, visto che Dwa gli aveva rubato l’altro.

“Dove sono Trzy e il Generale?”

“Probabilmente siamo stati separati da loro perché non potevamo fare dialoghi in tre… conoscendo la situazione, o sono morti o li ritroveremo più avanti poco prima di morire. In ogni caso, siamo arrivati in Italia”

“Mozzarella e uova, Dwa… Mozzarella e uova…”

“Ora non dobbiamo fare altro che raccogliere informazioni. Da dove potremmo partire….”

“Beh, che ne dici del muro alto centinaia di metri davanti a noi, che si estende a perdita d’occhio sia a destra che a sinistra?”

“Non saprei, ci sono troppe porte sul retro… mi puzza di trappola…”

“Maledizione! Che tanfo! Cos’è questa roba…”

I due si girarono verso il mare. E la videro. Oh, se la videro… quella colonna di un verde accecante, quel muro inarrestabile che si avvicinava a loro.

“Un gas verde… Mozzarella e uova… Non è l’Italia che puzza… quella roba è…”

“Proprio così Jaden” disse Dwa avvicinandosi al mare “Quello è il pranzo del capitano”

Lampi verdi apparvero sull’orizzonte verde tra la nube verde.

“Non abbiamo molto tempo… o altre scelte… dobbiamo entrare e capire cosa sta succedendo…”

“Dovremmo anche cercare Trzy e il Generale, ma tu moriresti prima… per adesso entriamo e cerchiamo qualcuno. Un ospedale, un infermeria, un pronto soccorso… qualsiasi cosa che mi possa togliere questa scheggia dal mignolo”

“Parole sante Dwa… entriamo”

Oltre quel muro alto e apparentemente senza fine, le porte di servizio si aprirono su quella che sembrava essere una città di pizzerie, ristoranti e magazzini. Proprio così: non c’erano case o palazzi, solo negozi su negozi, schiere di ristoranti e pizzerie tra strade attraversate da quello che sembrava essere il mezzo di trasporto per definizione: il panda. Lungo le strade c’erano stazioni di bambù ultra costose e… panda, panda ovunque. Panda in doppia fila, panda in tripla fila, panda ribaltati per un incidente… insomma, c’erano panda, ed erano ovunque.

In quel folle mondo, Jeden e Dwa vennero presi subito di mira: tutta la popolazione portava un camice da lavoro bianco, una maschera antigas e un cappello da chef. Loro, invece, portavano vestiti proibiti, aboliti mesi prima. Ma fu proprio questo ad attirare l’attenzione di un pizzaiolo, che, sostenendo di essere un loro amico e di averli riconosciuti, li portò dentro il suo negozio. Quell’omone paffuto chiuse la porte dietro di loro, abbassò la tendina e si avvicinò lentamente ai due.

“Stai indietro, buzzurro, o ti riempio di piombo!” Disse Jeden tentando di sollevare la pistola. Purtroppo, essendo mancino, la ferita si fece sentire, e il peso della pistola gli fece perdere l’equilibrio. Jeden venne così scaraventato contro il muro dal peso della sua stessa pistola.

“Stia indietro o le sparo in mezzo agli occhi” Disse Dwa con tono cupo… ed, ovviamente, espressione seria. Con un movimento della mano, cercò di afferrare la propria pistola, ma senza occhiali, fini per puntare contro lo straniero… una banana.

Così, l’omone sollevò le mani in alto, parlando in una strana lingua ed agitando le braccia verso il cielo. Iniziò a correre in cerchio e a parlare più forte, ma la maschera antigas trasformava le sue parole in qualcosa di incomprensibile. La situazione rimase così fino a che l’omone non appannò la maschera con il fiato, finendo con lo sbattere la testa contro una dispensa e svenire senza fare un fiato. Quest’ultima cosa, accese come una lampadina nella testa di Dwa.

“Quel modo di svenire… le frasi incomprensibili… ancora non l’hai capito, Jeden?”

“Cosa?”

“Quest’uomo…” bisbigliò Dwa avvicinandosi al corpo immobile dell’omone “in realtà…” aggiunse sfilando la maschera anti-gas dal suo volto “è il Generale Pięć!”

Ed era proprio così: quell’uomo era il Generale Pięć, che in qualche modo era finito nel camice da laboratorio che l’ha intrappolato con la cerniera. Dwa e Jeden passarono diversi minuti aspettando che riprendesse conoscenza, dando un’occhiata fuori dalla vetrina attraverso la tendina, di tanto in tanto. Alla fine, Pięć bisbigliò qualcosa. Dwa e Jeden si avvicinarono per sentire cosa dicesse, e Pięć lo ripeté di nuovo, ma era ancora troppo lontano, così Dwa e Jeden si avvicinarono ancora e ancora, fino a che Pięć non lo ripetè… ancora.

“Vendo la Polonia per tre pesci e mezzo…”

In quel momento, Pięć si riprese, si alzò di colpo e lo urlò spaventato “VENDO LA POLONIA PER TRE PESCI E MEZZO!”

Dwa e Jeden rimasero immobili a fissarlo, notando solo in quel momento che puzzava particolarmente.

“Dwa! Jeden! E’ successo un casino! Hanno preso Trzy e… e…”

Pięć si alzò senza aggiungere altro, accese la tv e buttò qualcosa a terra davanti ai soldati. E quando la tv si accese…

“Come si sente adesso che ha acquistato la Polonia, signor Robberto?”

Robberto mosse con le mani la bocca del suo pesce che, come per magia, iniziò a parlare con uno strano accento.

“Beh, devo dire che mi sento proprio uno skifo. Proprio così uno skifo skifoso. Per questo ho deciso di nominare il mio pesce Eddolardo sindaco di Polonia!”

 

Dwa e Jeden guardarono la faccia sconfortata di Pięć. Ai suoi piedi, uno scontrino e… tre pesci e mezzo.

“Cosa… come… perché. Generale, perché?!”

“Jeden, riprenditi. E’ tutta colpa di Trzy…”

“E’ sempre colpa di Trzy! Solo che stavolta è stato il generale a vendere la Polonia!”

Jeden andò al bancone, scaraventando via la casa e arraffando i soldi piangendo

“Jeden…”

“Un sindaco, Dwa! Questi mangiapizza hanno messo un sindaco a capo della Polonia! E quel sindaco è un pesce!”

“Un pescatore…”

“Ma l’hai vista la tv! Quel pesce parla! Può fare qualsiasi cosa!”

“Va bene, ho afferrato Jeden, ma che stai facendo con quei soldi?”

“Tra poco queste banconote varranno anche in Polonia. Se derubiamo tutti i negozi, potremmo tornare a casa ricchi! Così, anche se della Polonia sarà rimasto solo il nome, potr-“

“Signor Robberto… volevo dire, Eddolardo, quale pensa che sarà la sua prima mossa come sindaco di Polonia?”

“Prima di tutto Miss Giornala, mi faccia sottolineare come queste ultime due frasi provengono da una tv presente in tutte le pizzerie. Gestire i discorsi a tre o più persone è una cosa ardua, e direi che come sindaco pesce, io debba aiutare chi ci segue a capire cosa stia accadendo”

“Quindi calmatevi gente, queste ultime frasi vengono dritte dritte da una tv, da un’intervista tra il Teleggiornale, il signor Robberto e Eddolardo, il pesce sindaco di Polonia”

“Polonia, polonia… Miss Giornala, questo nome non mi convince più di tanto. D’ora in poi, la Polonia sarà chiamata… Volongola!”

“VOLONGOLA?” urlò Jeden sbattendo i pugni a terra “Quel pesce diabolico trasformerà i nomi delle nostre città nel menù dei fritti! Dobbiamo fare qualcosa!”

“Signori…” Disse il Generale con fare serio “La situazione è peggiore di quel che sembra. Da quello che ho scoperto, Rimanhattan è stata attaccata da più forze contemporaneamente. La prima, quella dei cosi malati e colorati… i pony e le gelatine… quelli sono i Pinky. Gli altri sono i Grammar, una sorta di ordine segreto cappeggiato da un uomo di nome Zeba, lo stesso che, a quanto pare, ora è diventato il padrone del mondo”

“Com’è potuto accadere?” Chiese Dwa curioso.

“Ebbene, sembra che sia stato proprio Zeba ad uccidere tutti i politici nel Palazzo Bianco. In qualche modo, sapeva dell’attacco e se ne è approfittato. Forse, è addirittura alleato con i Pinky… in ogni caso, non è tutto- Tra Europa ed Asia, i paesi sono stati divisi e ricostruiti per funzioni specifiche. Ad esempio, ora tutta l’Italia è una gigantesca fabbrica di cibo, mentre la Germania è diventata il centro nevralgico dell’organizzazione politica dei Grammar. Il muro che avete attraversato, non è una muraglia… o una struttura difensiva… sono le pareti della gigantesca fabbrica che è diventato questo paese!”

“Ci stai dicendo… che ora l’Italia è diventata un unico grande centro commerciale che produce esclusivamente cibo?”

“No. L’Italia è diventata un unico grande centro commerciale che produce esclusivamente cibo… superprotetto. E’ impossibile entrare o uscire senza essere identificati… per questo dobbiamo approfittarci del caos che si sta creando in questo momento!”

Il Generale si avvicinò alle tendine, portando le mani dietro la schiena.

“Una strana nube corrosiva sta per devastare questo posto, e qualcos’altro sta arrivando con lei… l’unica cosa certa, è che ci sarà devastazione ovunque. Con una tale confusione, per noi sarà più che facile passare i controlli… ma prima dovremo recuperare Trzy e la ricevuta di Robberto. Se riuscissimo a distruggerla, tutta questa storia della Polonia... oh, insomma, di Volongola, non sarà mai accaduta”

“E dopo dove andremo? Torneremo in Alaska a mani vuote, in modo da bloccare la storia o trovando a caso qualcosa di super utile che farà andare avanti questo racconto?”

“No. Dobbiamo andare in Polonia e in Giappone”

“Cosa?” disse Jeden confuso “Come? Perché? Tutte queste informazioni, tutta sta roba… da dove l’hai presa? Come fai a sapere tutto questo?”

Il Generale fece una strana espressione, una sorta di sorriso a metà tra il dolce e l’amaro, perso tra i ricordi.

“Un vecchio… un vecchio amico, molto affidabile. Fidatevi di me”

In quel momento, quell’espressione serena del Generale infuse coraggio e sicurezza nei suoi uomini, che con le lacrime agli occh-

“Ma anche no!” Urlò il Generale lanciando una cassa di patate addosso ai soldati “Io sono il comandante, voi i miei uomini! Io do gli ordini, voi li eseguite senza fiatare! Altro che scene tristi o commoventi, qua c’avete da sgobbare!”

Così, i due soldati e il generale dall’accento rinnovato si mimetizzarono nell’ambiente e uscirono allo scoperto. Dovevano andare al municipio e intercettare Robberto… o Eddolardo… insomma, la situazione non era ben chiara su questo, ma presto lo sarebbe stata.

Era ormai una buona mezz’ora che i tre soldati vagavano per le strade verso il municipio. Il loro travestimento: qualcosa di eccezionale. La loro immedesimazione: qualcosa di preoccupante.

“Pizza lampo! Pizza sul posto! Pizza tutti i gusti più uno! Pizza al gusto di pizza!”

Il carro della “Pizzalampounmarchioregistratoleggereillibrettoillustrativo” era spinto da Pięć, mentre Dwa e Jeden erano nascosti nelle vaschette del condimento, immersi nei liquami. Fortunatamente, Jeden era capitato nel ragù: in questo modo il sangue della sua ferita si mimetizzava con il rosso del sugo, mentre quest’ultimo rigenerava la ferita stessa. Dopotutto, gli effetti curativi del ragù sono noti al mondo intero, e applicati in ogni ospedale del mondo.

“Signor pizza lampo…”

Un bambino in camice di laboratorio si avvicinò lentamente al carretto, con fare timido.

“Oh, dimmi tutto pargoletto!”

“Vorrei un po' di pizza al sapore di pizza… ahi ahi…”

“Cosa c’è, piccoletto?”

“Non lo so signore… sta mattina sono andato a pesca con mio padre e mio fratello, e da allora si comportano in modo strano… molti qui si stanno comportando in modo strano… a me fa solo male la schiena… ho come un prurito…”

“Povero, ecco a te…” Disse Pięć rovistando nel carretto.

Il bambino alzò le mani verso il generale, sorridendo, e infine… Jeden si alzò dalla vaschetta del ragù, furioso.

“Stupido moccioso, così ci rovini la copertura!”

Fu così che tirò una vagonata di ragù bollente in faccia al bambino, che fuggì via piangendo. Di tutta risposta, Pięć lo colpì ripetutamente in faccia con la pizza che aveva preso per il bambino, mentre Dwa prese quel che rimaneva di quella pizza, facendoci la scarpetta col sugo. Ma in quel momento, dei sinistri lampi verdi illuminarono il municipio e le persone che vi stavano intorno. Ora erano goffe e gobbe, con una sorta di borsa nascosta sotto il camice, dietro la schiena. Camminavano tutti lentamente mormorando cose a caso, tra una nube verdastra così puzzolente da incenerire alcuni dei filtri per le maschere.

“Mozzarella e uova… siamo vicini…”

Il carretto si avvicinò all’edificio tanto da arrivare davanti alla porta d’ingresso. I tre soldati si aspettavano di dover entrare di nascosto, o almeno di spianarsi la strada fino al loro bersaglio, ma niente di tutto questo accadde. L’unica, improbabile cosa che avvenne in quel momento, fu un peto sganciato dal cielo stesso, la cui nube verde oliva si riversò a terra tra quella già presente. E il cielo non smise, né si scusò. Anzi, continuò a dismisura, sganciando flatulenze su flatulenze, così forti e potenti da smuovere le nuvole, rombando con una tale intensità da produrre onde sonore in grado di frantumare le finestre.

La città venne così attaccata da quel cielo scorreggiante: tutto stava scomparendo tra quella nebbia, mentre i tetti crollavano e le viuzze sprofondavano. Per le strade, i panda si suicidavano per fuggire alla puzza, mentre i più furbi di loro pestavano i loro padroni rubandogli le maschere antigas. In quella tempesta di peti, il trio corse dentro l’edificio, letteralmente sotto bombardamento. Iniziarono ad attraversare stanze e corridoi in cerca di Robberto, mentre massi di liquami pieni di lische piovevano dal cielo. I più piccoli corrodevano i soffitti e le pareti, mentre quelli più grossi distruggevano intere porzioni di edificio. Sembrava che fosse arrivata una fine del mondo con la diarrea… e quella fine del mondo, puzzava di mozzarella e uova.

“Presto, sbrighiamoci!” Urlò Jeden mettendo una maschera antigas sul filtro della sua maschera.

Le stanze vennero presto invase da poltiglie verdastre, veri e propri fiumi di melma che tentavano di inghiottire l’edificio intero. Ma nonostante ciò, i tre raggiunsero finalmente la stanza del nuovo sindaco. Quando entrarono, videro la testa di Robberto apparire dallo schienale della poltrona in pelle in fondo alla stanza, dietro la scrivania. Questa iniziò lentamente a muoversi quando…

“Benvenuti...”

… quando scoprirono che in realtà dietro tutto questo non c’era Robberto…

“Benvenuti in Ostricalia!”

… ma il pesce Eddolardo!

“Cosa diavolo…”

“Silenzio, spia!” Disse Eddolardo accarezzando Robberto con una pinna, mentre questi rimaneva accasciato sulla scrivania “Così, Valerio vi ha mandato a spiare i Grammar, eh? Poveri illusi! Questo mondo non gli appartiene!”

“Chi sei tu?” chiese Dwa mentre cercava di capire che tipo di pesce fosse da un’enciclopedia.

“Io sono Eddolardo, Re Pesce! Avanguardia di sua maestà Cenepentola, regina dei Pinky!”

I tre soldati rimasero impietriti, o quasi. Dwa stava ancora cercando di capire che pesce fosse.

“Così hai intenzione di conquistare l’Italia, eh?” Chiese Jeden cercando di fare una voce da figo, ma finendo per scatarrare il pranzo della settimana prima.

“Io ho già conquistato l’Italia!” Disse mostrando una ricevuta “ora si chiama Ostricalia, e presto tutti i suoi abitanti saranno nelle mie mani!”

“Ma come è possibile…”

In quel momento, Dwa capì che quello non era un semplice pesce, ma un parassita: si trattava del famoso “Pesce Reregina” detto anche “Pescius Rereginus Cincinnatus”. Il Reregina poteva prendere il controllo di altre forme di vita attaccandovisi come una sanguisuga. Non aveva bisogno dell’acqua per sopravvivere, e si diceva che potesse anche volare.

“Così, controlli l’intera popolazione…”

“Proprio così. Robberto è stata la mia prima vittima, quello che mi ha permesso di arrivare fin qui. E grazie al mio esercito di Pesci Principessicus, ora controllo tutte le schiene degli abitanti! E un giorno, quando tutta l’attenzione di questo racconto cadrà sugli altri antagonisti, io riuscirò a prendere il controllo anche di Drago Pozzo! (Risata da pesce malvagio)”

“Drago pozzo?” Chiese Jeden.

“Drago pozzo…” Sospirò il Generale.

“Mmm… Drago pozzo…” Disse Dwa cercando tra l’enciclopedia dei pesci.

“Ma ora basta con le risposte! Questa parte è anche fin troppo noiosa! E’ ora di mostrare il mio vero potere!”

In quel momento, le finestre vennero invase dalla poltiglia verdastra, che iniziò a divorare l’intero edificio. I tre soldati iniziarono a fuggire verso l’altro lato della struttura. Alla fine di quel corridoio, una finestra illuminata da una luce divina… la loro unica speranza. Così corsero, corsero tanto. Corsero così tanto che Dwa rubò al Generale la sua maschera per l’ossigeno, mangiandosela in due bocconi. E alla fine, riuscirono a raggiungere la luce, saltando fuori.

Caddero sul marmo della piazza, senza alcun dolore. Intorno a loro si radunarono gli abitanti del posto, controllati mentalmente dai pesci che avevano sulla schiena. Tra loro c’era anche quel bambino, anch’esso vittima dei pesci, che in un ultimo barlume di coscienza, si buttò nel ragù bollente per non farsi più controllare, scomparendo tra il sugo. Ma per gli altri, era ormai troppo tardi: continuavano ad avanzare, arrancando e zoppicando, impugnando i loro maccheroni giganti spara polpette.

“No, i maccheroni giganti spara polpette no! Urlò il Generale impugnando la pistola.

Per loro sembrava essere la fine quando…

“Ma che cos-“

… quando dal municipio uscì una gelatina verdastra gigante, fatta di mozzarella, uova e lische di pesce.

“AMMIRATEMI!” Urlò Eddolardo dalla cima della gelatina, mentre iniziava a girare vorticosamente intorno all’esercito di pesciduti.

(Pesciduti: posseduti dai pesci)

La melma-gelatina diventò sempre più grande, quando all’improvviso un lampo di luce squarciò il cielo. La gelatina si divise in due, aprendosi dinnanzi a un aereocottero laser che continuava a sparare sul mostro.

“Avvicinatevi, cristiani! Apri-amo tanto- le porte del para-cottero” Disse una voce robotica dall’altoparlante dell’aereocottero.

Non sembrava molto affidabile, ma quello strambo velivolo futuristico atterrò proprio a pochi passi da loro, aprendo il portellone. I tre non si fecero molte domande. Dopo tutta sta roba, non erano proprio in vena né di domande, né di risposte, e così entrarono nell’aereocottero.

Questi decollò dalla strada, ma la melma-gelatina si era già riunita: aveva ripreso a crescere sempre di più, circondando il velivolo e superandolo in altezza. Lo avrebbe distrutto in un sol colpo.

“Non oggi, skifoso!”

Robberto afferrò lo spara polpette personale, colpendo Eddolardo dall’interno. La gelatina si arrestò bruscamente, cadendo su sé stessa e permettendo agli altri di fuggire. Tutto sembrava finito, quando i tre raggiunsero l’abitacolo.

“E voi chi siete?” Chiese Dwa continuando a cercare nell’enciclopedia.

 

“Cristian e T1TT0 a rapporto!”

Giorni prima, durante la battaglia di Rimanhattan…

“Ecco l’ordine del presidente, capitano: Tre burritos ultra piccanti, con ripieno piccante, salsa piccante e un mini burrito piccante dentro al burrito ultra piccante”

“Ricevuto Smithers, il cibo sarà pronto tra poco, ci prepariamo a spedirlo con la capsula di salvataggio. Dove dobbiamo posizionarci e… dobbiamo usare i forni, Smithers?”

“Sopra Rimanhattan, e comunque… proprio così capitano… Codice Forno…”

“Maledizione…” bisbigliò il capitano della stazione spaziale osservando le immense vetrate che davano sul pianeta “Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato…”

“Buona fortuna, soldati” disse Smithers interrompendo le comunicazioni.

“Che i panini siano con noi…” aggiunse Capitan Capitano allontanandosi dalla sala comunicazioni e prendendo in mano il ricevitore degli altoparlanti “A tutta la stazione spaziale: tre burritos ultra piccanti, con ripieno piccante, salsa piccante e un mini burrito piccante dentro al burrito ultra piccante, tutto questo scaldato con… con…”

Gli operatori lo osservavano mentre si ammutoliva, con un espressione cupa in volto e gli occhi sbarrati dal terrore. Il sudore colava lento vicino agli occhi, imbevendo i suoi possenti baffi da motociclista. Ma con un ultimo, immane sforzo, Capitan Capitano pronunciò quelle amare parole “Codice Forno, signori… Codice Forno…”

La stazione cadde nel panico assoluto: gli operatori correvano per i corridoi saltando ed urlando, mentre gli astrocuochi si muovevano a gravità zero tra il “magazzino carichi pericolosi” e la “cucina di lancio”. Sotto la luce rossa dei led lampeggianti, questi impavidi eroi si muovevano a rallenty tra i due forni a microonde polacchi, preparando il pasto con perfezione maniacale. Una sola goccia di sudore in quegli apparecchi avrebbe fatto esplodere l’intera stazione. In verità, qualsiasi cosa veniva messa su quei forni esplodeva, ma all’insaputa degli astrocuochi, degli operatori e di Capitan Capitano stesso, qualcosa era cambiato in quella stazione…

 “Pronti a scaldare, Capitano!”

“Allora procedete… RISCALDATE I TACOS!”

La stazione implose su sé stessa, prima risucchiandosi e appallottolandosi in un’enorme sfera rossastra… e poi esplodendo con una forza spaventosa in mezzo allo spazio: la sfera divenne un raggio rosso diretto verso la terra, mentre i rimasugli dell’esplosione divennero onde infuocate lanciate nello spazio. Tra le stelle sembrava esserci una vera e propria tempesta di fuoco, con sferzate di vento gravitazionale e uno tsunami di lava ciclopico che chiudeva la fila di onde. E vagarono nello spazio incontaminato per giorni e giorni, fino a che…

Qualche giorno dopo

… fino a che non si avvicinarono troppo ad una navicella spaziale che si avvicinava troppo ad una stazione spaziale abbandonata al largo della luna. A bordo della navicella, cinque squadre di uomini pronti a tutto, armati con armi futuristiche pronte a tutto. Ma sulla stazione dove stavano andando, non c’era tutto.

Fin troppe erano le domande che aleggiavano in quella navicella, mentre l’equipaggio si preparava alle manovre per l’attracco: erano stati inviati lì in missione segreta per recuperare un oggetto incredibilmente prezioso, ma la posizione di quella stazione… perché qualcuno avrebbe dovuto costruirla lì? Chi l’aveva costruita lì? E perché l’aveva costruita lì?

La stazione conosciuta più lontana dalla terra si trovava a metà strada tra loro e la terra stessa… quindi, quanto erano distanti dalla terra?

(Risposta: il doppio della distanza tra la terra e la stazione conosciuta più lontana dalla terra; leggere questa risposta solo dopo aver tentato di completare il problema almeno tre volte su due merende)

A una tale distanza, chiunque sarebbe impazzito dicendo e scrivendo cose a caso, persino l’autore di un libro che si basava su scritte di cose a caso. Non potevano immaginare chi lavorasse lì… e nemmeno che lavoro facesse effettivamente. Ma alla fine la navicella attraccò: l’equipaggio indossò i caschi, caricò le armi a pressione e si dispose a parallelepipedo davanti le entrate Sud della stazione. Quando i pannelli metallici scivolarono tra di loro, sfrigolando in tre lingue diverse, una strana nebbiolina invase la navicella, portando con sé strane voci dal cuore della struttura. Insomma, tutto era strano in quel posto, ma loro avevano una missione: avere una missione. Non potevano tirarsi indietro.

“Dividiamoci in cinque squadre: Noi saremo Alpha, voi sarete Beta”

“Ma noi vogliamo essere Alpha!”

“Ma noi non vogliamo essere Bravo!”

“Aspettate, fermi tutti. Quindi noi siamo Charlie?”

“E noi siamo Delta?”

“Su una cosa siamo d’accordo, loro sono Echo”

“Noi non vogliamo essere Echo! Echo è da ultimi, è da sfigati! Quindi noi saremo Omega, gli ultimi fighi”

“Ve lo scordate, noi saremo Omega!”

“A noi nemmeno piacciono i soprannomi! Noi vogliamo i numeri, e saremo Uno e Due!”

“Va bene, d’accordo!” urlò uno dei soldati “Allora saremo Alpha, Bravo, Uno, Due e Omega! Contenti?!”

“Si, direi che ci siamo…”

“Può andare, ma mi farò sentire con una recensione su Pmzn Aime!”

“D’accordo, va bene…” esclamò quello che sembrava essere il capo “tanto possiamo cancellarle le recensioni su Pmzn…” aggiunse bisbigliando

“Ma questo non è un dialogo a tre? Non dovrebbero essere banditi?”

“Non è un dialogo a tre se non sanno quanti di noi stanno parlando!”

“E soprattutto se non sanno quanti siamo effettivamente…”

“Quindi i soprannomi ci fregano!”

“Allora eliminiamo i soprannomi e dividiamoci lo stesso, tanto quando arriverà il momento, dalle nostre radio si sentiranno solo spari e urla…”

“Mi sembra giusto…” sospirò il capo “Molto bene, allora ci dividiamo a caso e senza criterio, ma qualora usassimo un criterio, non lo diciamo, così potremo morire in modo confuso e sparpagliato senza un preciso ordine… o logica…”

I soldati approvarono con qualche cenno della testa, rimanendo in attesa di ordini.

“Allora, stiamo cercando un forno a microonde di origine polacche, un’arma estremamente pericolosa. E’ stata segretamente rubata da un’altra stazione e dobbiamo riportarla lì il più velocemente. Se venisse a mancare durante un ordine, l’intera stazione potrebbe esplodere con ripercussioni catastrofiche”

“Ma se è stata rubata, c’è anche un rubatore…”

“… e dev’essere un rubatore proprio in braccio per cavarsela così bene…”

“Calma, soldati. E’ vero, qualcuno l’ha rubato e l’ha portato qui. Fortunatamente, quei microonde sono pieni di accessori inutili, come ad esempio il navigatore satellitare. E’ proprio grazie a quello se siamo riusciti a monitorare la sua posizione fino a qui. Purtroppo si tratta di un forno molto vecchio, e quindi il navigatore è poco preciso: il segnale sulla mappa è una pallina verde grande svariati chilometri, quindi da qui in poi dovremmo cavarcela da soli”

“E se-“

“Silenzio soldato! Questa non è una miniera! Non possiamo inserire tutti questi dialoghi, o la gente finirà per lamentarsene. Cercate il forno: se lo trovate, lo riportate alla navicella; se trovate qualcuno, gli sparate. Ripetere fino a trovare il forno, intesi?”

“Signorsì signore!”

Le squadre si divisero, perdendosi tra i corridoi silenziosi e nebbiosi della stazione. Camminando tra quei corridoi claustrofobici, ogni tanto sembrava di sentire delle risate in lontananza miste a frasi dalla strana tonalità. E proprio quando la squadra iniziò ad orientarsi tra le stanze, quegli echi finirono all’improvviso. Solo allora capirono quanto cupo ed inquietante fosse il silenzio che li circondava, così strano ed alieno. Per una delle squadre, quel silenzio non arrivò mai: una strana figura si stagliò nella nebbia davanti a loro. I soldati gli puntarono l’arma addosso, terrorizzati da quell’ombra che ricordava vagamente la silhouette di un nano fuggito da un film fantasy. Qualche passo verso di loro e una strana risata: dalla radio provennero solo spari e urla.

“Cosa diavo-“

Allo stesso tempo, un’altra squadra iniziò a sentire la trasmissione di una messa proveniente da una specie di radio… una radio che non riuscivano a trovare in nessuna stanza. Qualcosa di metallico rotolò davanti a loro: non appena si fermò, un enorme raggio laser travolse l’intero corridoio, incenerendo tutti i soldati. Dalla radio, non provenne nulla.

Una delle tre squadre rimanenti iniziò a correre verso uno degli ascensori, sperando di riuscire a tornare indietro. Ci salirono tutti, entrando a malapena, ma l’ascensore era guasto. Ormai incastrati, tentarono di liberarsi e fuggire, ma una chiave inglese scivolò sotto i loro piedi: l’ascensore si riparò all’istante. Anzi no, si riparò troppo e si catapultò fuori dalla stazione, distruggendo il soffitto e azionando le serrande anti-pressione.

Le due squadre rimanenti avanzavano sempre più lente, insicure ed impaurite. I soldati erano così terrorizzati che iniziarono a caricare compulsivamente le proprie armi a pressione, andando ben oltre la carica per cui erano state pensate. Così, non appena sentirono dei passi davanti a loro, non appena intravidero la prima delle ombre, questi spararono tutto ciò che poterono sparare, scaraventando addosso ai muri quei numerosi gruppi di nemici. Quando capirono che si stavano sparando a vicenda, era ormai troppo tardi: con le serrande anti-pressione attivate, le onde sparate dalle armi futuristiche rimbalzarono sui muri e sui vetri, comprimendo sempre di più ogni singolo corridoio della stazione.

“Presto, torniamo alla navicella!”

I soldati iniziarono a correre via, fuggendo dai loro stessi colpi, quando all’improvviso si bloccarono tutti quanti: le risate, i rumori metallici e la messa di Natale erano riapparsi, e sembravano provenire da ogni direzione. Le squadre si disposero in formazione spalla a spalla, pronti a fare fuoco, ma una luce rossa li avvolse. Il raggio laser si stava caricando, e la loro fine sembrava ormai una questione di pochi secondi… ma la luce si spense all’improvviso, con un segnale di errore accompagnato dalla classica musica d’attesa presente negli ascensori.

“Stupido aggeggio infernale!” urlò qualcuno nell’ombra.

Fu allora che una chiave inglese volò da un corridoio all’altro, proprio verso la luce rossa: dopo un tonfo metallico, un laser gigantesco incenerì il corridoio e tutti i presenti. E mentre i corpi fumanti si accasciavano a terra, il nano di prima apparve dalla nebbia, basso, fiero e muscoloso, con una chiave inglese gigante tra le mani e altre piccole chiavi disposte in linea su una bandoliera. Si fermò in mezzo ai cadaveri in fiamme, ci appoggiò delle salsicce sopra e, divorandone una, disse “Scataclunch!”

Nel frattempo, il capo dei soldati era riuscito a salvarsi raggiungendo la navicella. Senza alcun bisogno di un dialogo, azionò i motori e partì immediatamente, trascinando con sé i corridoi per l’attracco: l’intera stazione venne compressa e distrutta dopo alcuni minuti, in una deflagrazione così sonora che coprì i goffi rumori metallici provenienti dalla navicella stessa, che un’istante dopo scomparve in una sfera di laser rossastro sparata proprio dal suo interno.

Proprio lì, tra i rottami della stazione spaziale, la messa di Natale continuò a ripetersi per diversi minuti, fino a che un aereocottero non vi si fermò per qualche minuto.

“Bentornato a bordo, T1TT0!” Disse il nano con la chiave inglese mentre apriva il primo portello antipressione.

“Amen, fratellli Cristian-i“ ripeté un microonde parlante mentre saliva a bordo…

Giorni dopo…

“… e così è come siamo arrivati qui” Concluse Cristian mentre finiva di raccontare… ciò che io vi ho descritto meglio.

Perché, per intenderci, il racconto di Cristian era più simile a:

L’astronave attraccò ai moli della stazione. Dai portelloni uscirono cento squadre formate da cento uomini con cento addominali e cento armi per ogni addominale. Erano i tizi più forti e fighi dell’universo, o almeno questo è quello che credevano. Ovviamente non si divisero: sapevano benissimo che stavano dando la caccia al più barboso degli esseri viventi.

E proprio mentre cercavano di immaginarsi quella figura al limite del mitologico, ecco che apparve dinnanzi a loro: Cristian, discendente dei Nani di Marte, colui che da voce e laser ai forni a microonde, ma soprattutto… colui che impugna delle capre come tirapugni!

Mentre i suoi capelli si muovevano a rallenty, il nano si buttava tra i soldati colpendo a destra con una capra, a manca con una capra e davanti con altre due carpe appese alla sua barba. Grazie alle antiche tecniche dei suoi antenati, Cristian si esibì nel leggendario e altrettanto glorioso “salto del barbacottero”, proseguendo con il “lancio della pecora” e concludendo con “il montante del montone”.

Con queste sole tecniche, Cristian decimò gli avversari. Poco dopo, sterminò anche quella decina, afferrò la navicella nemica e la lanciò contro Giove, il pianeta dei barman, che da tempo immemore gli avevano fatto un torto servendogli birra annacquata.

Tornando al VERO presente

“E così è come siamo arrivati qui”

“Ti aspetti che noi ci crediamo? Che poi, non ci hai nemmeno detto come sei arrivato qua! Hai solo farfugliato di aver ucciso tre o quattro eserciti… e disintegrato Giove…”

“Rilassati Jeden” disse Dwa gettando via l’enciclopedia “noi abbiamo combattuto contro un pesce che ha conquistato l’Italia, non mi stupisco più di tanto. E poi, ci ha salvato la vita…”

Improvvisamente, l’aereocottero venne urtato da qualcosa.

“Trzy!”

Era proprio lui, Trzy, lanciato contro il gruppo come fosse un missile antiaereocottero.

“O mio dio! Sei vivo! Il mio povero piccolino…” disse Pięć avvicinandosi al soldato.

Ma proprio quando tutti pensavano che il Generale si stesse riferendo a Trzy, dalle chiappe di quest’ultimo partì un raggio laser che colpì nuovamente Eddolaro, il quale stava tentando di rigenerarsi.

“Tenetevi forte!” Urlò Cristian mentre tirava una grossa leva rossa al suo fianco.

L’aereocottero schizzò via, volando tra i palazzi, i monumenti e gli edifici in generale che Eddolardo gli stava lanciando contro. Ovviamente, Cristian li evitò tutti, passando attraverso i detriti e, addirittura, ciò che rimaneva delle finestre. Perché ovviamente lui è il pilota più figo, più bravo e più barbuto del mondo.

“Ed è così che siamo arrivati in Polonia!”

“Pianta-la-messa cristian-i”

 

Ancora una volta Cristian aveva gonfiato un po' le cose, ma cosa può fare un povero autore in difficoltà? Lo scopriremo nella prossima parte!

Ore dopo, a bordo di un aereocottero ai confini della Polonia

“Quindi, ricapitolando: tu sei un nano proveniente da Marte, però sei stato reclutato dall’esercito degli Stati Uniti qualcosa come cinquant’anni fa per monitorare i movimenti nello spazio. Quindi ti hanno ficcato in una stazione spaziale, l’hanno sparata via con un shuttle e tu sei rimasto isolato dal mondo per tutto questo tempo, fino a che non è stata costruita una seconda stazione spaziale per la produzione di cibo riservato al presidente. Al che, un giorno, hai rubato uno dei loro microonde e ci hai ficcato dentro una radio, così ora lui parla attraverso trasmissioni radiofoniche pre-esistenti con tanto di registrazioni. Ma poi, quando hai scoperto che era un forno a microonde polacco, invece di disarmarlo e salvare il pianeta lo hai potenziato con lenti d’ingrandimento e aggeggi vari, rendendolo in grado di sparare raggi laser. E’ corretto?” Concluse Dwa riepilogando lo schema sul suo diario.

“Più o meno. Manca la parte in cui decido di tornare sulla terra per avvertire tutti”

“Avvertire tutti di cosa?” Chiese Jeden mentre utilizzava il piccolo ponycorno come cuscino.

“L’unica cosa che ricordo, è che era ciò per cui ero stato mandato la 50 anni fa. Però…” aggiunse tirando fuori uno strano diario gigante “… qui non ho scritto nulla di nuovo, non dev’essere importante. Aspettate! Meglio cancellare i Barman dalla lista, direi che l’hanno pagata abbastanza…”

“S-ti amo-precipi-tando insieme!”

Senza nessuno alla guida, l’aereocottero era ormai a pochi metri da terra.

“E n’attimo, sto ricontrollando la lista… dunque, questi hanno pagato, questi li ho fatti pagare io…”

T1TT0 tirò fuori il paracadute in dotazione, aprì lo sportelletto e si gettò fuori dall’aereocottero. Gli altri, invece, raggiunsero rapidamente il terreno con tutto il velivolo. Fortunatamente, gli airbag laser funzionarono a meraviglia, e non vi fu alcuna esplosione. Ora i nostri eroi potevano tranquillamente riprendere il loro viaggio e-

“E’ andato”

“Cosa?”

“L’aereocottero. E’ proprio andato. Non si staccherebbe da terra nemmeno se lo lanciassi in aria”

“Chiamate il generale! Ci servono immediatamente degli ordini!”

“Signore, lei è il generale”

“Questo vecchio bacucco è un generale?”

“Vecchio bacucco? Ho appena 145 anni, sono ancora un giovincello! Tu piuttosto, nano malefico, ci hai fatto precipitare in mezzo al nulla!”

“Non siamo in mezzo al nulla signore” disse Dwa odorando qualcosa nell’aria “odore di casa, Signore. Queste piante, questo paesaggio…”

“Hai ragione! Siamo in Polonia! Solo, non ricordavo tutta questa nebbia… ha uno strano odore di arma di distruzione di massa… non lo sentivo dal 44! Quello vecchio, intendo, del 1900. Sembra passato un secolo…”

“In effetti, Signore…“

“Dwa, non farlo. Peggiorerebbe solo le cose”

“Come preferisci Jeden. Trzy? Si è ripreso?”

Jeden si voltò verso il compagno, il quale gli vomitò ripetutamente in faccia, tentando di parlare.

“Non proprio, vomita ancora arcobaleni. Quel ponycorno nel sedere gli ha fatto proprio male…”

La nebbia iniziò a stringersi intorno a loro, diventando sempre più fitta e compatta.

“Dobbiamo muoverci. Non mi piace qui, c’è un odoraccio” disse Cristian scaldando la birra con T1TT0. Letteralmente.

“Quali sono gli ordini, Generale?”

“Dobbiamo cercare Hicks. Si trova proprio qui, in Polonia”

“Qui? Non doveva andare in Giappone?”

“Doveva attraversare l’Oceano Pacifico, ma per sbaglio è finito nel Mare della Siberia orientale, raggiungendo il Mare di Barents, poi il Mare di Norvegia e infine arrivando nel Mar Baltico passando per la Danimarca”

“E tutto questo per sbaglio?”

“Dwa, ricordati che parliamo di Hicks. Mi stupisce di non averlo incontrato in Italia”

“In ogni caso dobbiamo muoverci. Andiamo dritti in una direzione, tanto l’autore deve continuare a scrivere cose a caso, quindi, ovunque andremo, ci capiterà la stessa identica cosa”

Cristian si voltò verso il gruppo e, strozzandosi con la birra, aggiunse un sonoro “Eh?!”

Ore dopo, sempre in Polonia

I soldati polacchi si sentivano fuori posto persino nella loro patria: le città sembravano essere scomparse insieme agli abitanti, mentre le case e gli edifici erano stati divorati da quella natura contorta contaminata dalla nebbia chimica. E c’era dell’altro…

“Trzy, tiralo giù da lì!”

Trzy si aggrappò ad uno dei rami cercando di raggiungere Pięć, ma per lo sforzo vomitò arcobaleni con una tale potenza da spararlo di nuovo a terra.

“Non posso crederci, è la quinta volta che succede!”

“La ventesima”

“Non parlo di quante volte ha vomitato Trzy, ma di quante volte il Generale è caduto in una trappola! Abbiamo dovuto tagliare quattro alberi per farlo scendere, e ora la sega si è rotta!”

“Avreste dovuto portarne di più. Che razza di persone siete?”

“Tu zitto, nano barboso. Siamo soldati, non boscaioli. E parli tu, che hai solo delle chiavi inglesi?”

“Senti, Jaden…”

“Jeden! E’ da un’ora che te lo sto dicendo: Jeden, J-e-d-e-n!”

“Senti, CICCIO, non ti sgrano i denti con la mia chiave inglese perché mi hai dato del barboso, sennò adesso la sega la ricavavo dal tuo femore. E poi distruggevo il tuo pianeta”

Improvvisamente, una renna volò davanti ai loro occhi, sbattendo contro l’albero con una tale potenza fa inclinarlo di qualche grado. Ma non faceva così tanto caldo, dopotutto. Tutto soddisfatto, Dwa apparse da dietro gli alberi con la sua solita espressione seria. Il resto del gruppo si chiese come avesse fatto quel quattrocchi magrolino a scaraventare via una renna, però Cristian poté ricavare una sega proprio dal femore del povero animale. Fu così che buttarono giù l’ennesimo albero, e poco dopo ne buttarono giù un altro… e un altro… e un altro… e un altro ancora. Dopo aver disboscato l’intera foresta e causato l’estinzione della renna, il gruppo capì che c’era qualcosa che non andava.

“Ci sono troppe trappole” sottolineò Dwa guardandosi intorno “non sono nemmeno destinate a degli animali… chi userebbe banconote come esca?”

“Sembra proprio un territorio di caccia” osservò il Generale “di caccia all’uomo… niente trappole per orsi o esplosivi… sembrano essere qui da decenni… sono ancora fresche di fabbrica”

“Di sicuro sono più fresche di lei, generale”

“Non riesco a capire… dovrebbe esserci una città, qui, non questi alberi-trappola!”

“Beh, laggiù ci sono delle luci. Forse lì troveremo qualche risposta… o assolutamente nulla, come nelle ultime ore.”

“Non penso” fisse Dwa sfogliando La pratica guida per autori esordienti “Secondo questa guida, è meglio non lasciare troppi tempi morti. Se necessario, bisogna far accadere le cose forzatamente, onde non annoiare il lettore”

“Vorresti dire che…”

“Voglio dire che non importa dove siamo o quale casa sia quella: lì succederà quello che deve succedere, senza troppe spiegazioni”

“Mi sembra giusto”

Il gruppo si avvicinò alla casa, senza troppe preoccupazioni, quando videro la sagoma di una persona stagliarsi tra la nebbia.

“Oi! Paesà!” Grido Jeden avvicinandosi “Compà, che azz è success qi?”

Il contadino si voltò verso di loro con un rapido scatto, bloccandosi all’improvviso come fosse una statua. Jeden continuava a sproloquiare per avviare una conversazione, ma l’uomo sembrava sempre meno propenso: i suoi respiri iniziavano a farsi pesanti, tra quelli che sembravano essere dei grugniti.

“Paesà?”

L’uomo impugnò un forcone tra le mani, urlò a squarciagola e si lanciò verso il gruppo. Jeden, senza fare troppe domande, gli svuotò il caricatore addosso.

“Statte bono paesà… azz t’è preso?”

Il gruppo si avvicinò al cadavere, notando i vestiti sgualciti e la pelle incredibilmente rugosa. A occhio, doveva avere qualcosa come trecento anni.

“Cos’è stato?!”

Il gruppo si voltò verso dei cespugli da cui proveniva uno strano fruscio, ma al tempo stesso il corpo del contadino scomparve nella nebbia lasciando dietro di sé un inquietante rumore di passi incerti. Ma quel rumore, quel brusio, invece che allontanarsi crebbe sempre di più d’intensità, dando l’impressione di essere sempre più vicino. Ben presto, però, il gruppo capì che quella era ben più di un impressione: intorno a loro apparvero decine di sagome umane, schiere di contadini armati ed incazzosi che barcollavano a destra e a sinistra, trascinati dal peso degli attrezzi da lavoro che stringevano tra le mani.

“Siamo circondati! Presto scapp-“

“Sparate tutto quello che avete!”

L’ordine del Generale fu incontrastabile, e sovrastò non di poco il buon senso. Il gruppo sparò con tutto quello che aveva, dalle armi da fuoco ai laser disintegranti di T1TT0, inclusi i raggi arcobaleno del ponycorno e il vomito sonico di Trzy. Ma i corpi dei nemici si accasciavano a terra giusto per qualche secondo: subito dopo erano di nuovo in piedi, inarrestabili come un cyborg venuto dal futuro per assassinare qualcuno protetto da un cyborg venuto dal futuro.

“Ora siamo sicuri, Generale” disse Dwa mentre continuava a sparare “la loro resistenza mostruosa… non sono Grammar, sono tutti polacchi. Ma allora perché ci attaccano?”

I cieli s’illuminarono di viola all’improvviso, mentre il suono di una trombetta cresceva in sottofondo. Nessuno di loro sapeva cosa stava accadendo, ma visto che non era normale vedere il cielo completamente viola, decisero di ritirarsi.

“Ritiriamoci nella casa, presto!”

Appunto. Si fiondarono oltre la porta, sbarrandola dall’interno, mentre dalle finestre sporche potevano vedere i contadini come “ipnotizzati” dalla luce nel cielo. Ma non avevano tempo di scoprire come, cosa o perché, e così iniziarono a correre lungo i corridoi dell’edificio. La via di fuga sembrava funzionare, fino a che i soldati non si sentirono improvvisamente stanchi e deboli.

“Cosa diavolo?!”

Cristian non ebbe il tempo di capire perché stessero rallentando, che erano già tutti svenuti a terra. Di una cosa era sicuro: lui e T1TT0 stavano più freschi di una birra gelata. E visto che doveva ragionare, e la birra era stata nominata, decise di bersene una sul posto ghiacciata dallo stesso T1TT0, che con una serie di suoni elettronici incomprensibili si propose di cucinare delle salsicce. Poiché Cristian non se lo filò minimamente, T1TT0 si sentì più che autorizzato, iniziando a cucinare tra i soldati polacchi stesi sul pavimento.

“Sono proprio strani questi polacchi. Macchine da guerra che si addormentano come se niente fosse. T1TT0, puoi fare una diagnostica?”

“Benvenuti a “Dalla padella alla brace!” Oggi prepareremo per voi delle splendide salsicce- torneremo da voi dopo la pubblicità”

“Ho afferrato. Io allora mi scolo questa caraffa e poi mi faccio una dormita. Lascio tutto nelle tue mani, T1TT0”

Qualche minuto dopo

“PERICOLO! PERICOLO!”

“Ma che cazz-“

La casa stava andando a fuoco, decine di salsicce crude erano riversate a terra e T1TT0 spargeva sale ovunque.

“Cavolo, andiamocene da qui! Aiutami a prendere i soldati!”

“PERICOLO! PANICO! PERICOLO! PANICO! [Suoni incomprensibili]”

“Giusto, tu non hai né braccia né mani… ma sono troppo ubriaco per morire!”

“Tu non morirai oggi, nano!”

Dalle fiamme apparve un vecchietto alto, incredibilmente muscoloso e barbuto, seguito da una folta chioma argentata

“E tu chi diavolo sei?”

 

“Io sono X. Ma questi idioti a terra un tempo mi chiamavano… Hicks”

Poco dopo, mentre l’incendio continuava a divorare la casa degli ospiti

“E con questo fanno quattro”

“Grazie X, senza di te li avrei lasciati ad arrostire”

“Nessun problema piccolo uomo. Dì al microonde che le salsicce non si cuociono con il lanciafiamme”

“Cuocere con i fornelli da caffè- questo è il dilemma”

“Quindi… tu chi sei?”

“Sono un nano proveniente da Marte inviato nello spazio, tornato sulla terra per avvertirvi di un pericolo imminente che non ricordo. Tu invece?”

“Io facevo parte del corpo dei marines. Un soldato figo come pochi ma stupido come una capra. Io e la mia squadra siamo arrivati in questa “residenza del male” qualcosa come 80 anni fa”

“Da quello che ho capito, eri partito insieme ai polacchi!”

“E’ così… ma il tempo in questo posto scorre diversamente. Hai visto quei contadini? Le città distrutte trasformate in ruderi? E’ questa nebbia… la Tramadibuco, un arma di distruzione di massa creata dai Grammar. La Polonia doveva diventare un gigantesco laboratorio, ma i Nobili Grammar hanno fatto un macello e ora la Tramadibuco è ovunque. Quindi hanno trasformato l’intero stato in una gigantesca prigione dove rinchiudere i prigionieri di guerra”

“Perché non te ne sei andato?”

“Ho scoperto che in questa casa c’è un prigioniero molto importante… un prigioniero che conosce dei segreti molto importanti, cose che potrebbero cambiare le sorti di questa guerra importante”

“E in 80 anni non sei riuscito a trovarlo in questa casa?”

“E rinchiuso in una cella speciale, che può essere sbloccata solo dai ranghi alti dei Grammar… quelli che dirigono tutto, i Crown”

“Non erano i nobili quelli che dirigono tutto?”

“No. I Nobili sono i generali che guidano l’esercito Claws. Sono persone incredibilmente potenti, dai poteri assurdi. Vengono chiamati Wings of Destruction, e sono gli assi nella manica dei Grammar. Tutto questo è il governo Grammar chiamato Eagle: comandato dalla Crown, protetto dai Wings of Destruction, sostenuto dai Claws”

“Sono ben organizzati, eh. Ma senti: questi qua? Che gli è preso?”

X aprì il suo giubbotto malconcio, rivelando un giubbotto antiproiettile composto da strati di manga e fumetti.

“I polacchi sono allergici a questa roba. Li confonde, li stordisce, li fa svenire… tutto questo a distanza. A volte, se ne vengono in contatto, potrebbero addirittura ucciderli. Ho disseminato tutta questa casa di queste robe, nascosti tra i muri, le porte e i mobili. Ecco perché questa casa è sicura… ed ecco perché IO sono sicuro che il membro della Crown arriverà oggi. L’hanno dovuto chiamare perché è l’unico specialista dei Grammar in questo campo, l’unico che può disarmare questi manga. E ormai arriverà a momenti… devo muovermi”

“Noi cosa facciamo?”

“Voi rimanete qui, nel seminterrato. Appena avrò ottenuto quello che voglio, tornerò a prendervi e ce ne andremo. Ah, e mi piglio questo qui”

X afferrò Trzy sollevandolo da terra e legando le maniche della sua giacca con il cavallo dei pantaloni. X aveva appena trasformato Trzy in un bellissimo zaino alla moda, che indossò con fierezza.

“Cosa diavolo stai…”

“Resta vicino ai polacchi. Il tempo è distorto solo se non hai un polacco vicino. La stessa cosa vale per loro se non hanno qualcuno di… “normale” vicino. Quindi restagli attaccato e non passerai 80 anni qui come me. Basta chiacchiere: è ora di mettere in azione anni di farming…” concluse X abbandonando il seminterrato.

Cristian, ancora confuso, guardò T1TT0 mentre tirava fuori una spatola, un pentolino e un lanciafiamme.

“Salsicce?”

Poco dopo

X si muoveva come un’ombra per la casa principale. Non poteva fare altro, visto che la casa degli ospiti era diventata carbonella. Ottima carbonella, tra l’altro. In ogni caso, X raggiunse la serie di cunicoli segreti sotto la casa, dove schiere di contadini giacevano svenuti a terra. Lungo i corridoi c’erano segni di combattimento ovunque, tra fori di proiettile e… manga, manga ovunque: fogli di manga sparsi per il pavimento, copertine e interi volumi conficcati nelle pareti. E X ne aveva ancora da sparare, disposti sulle bandoliere che giravano intorno alla schiena e al petto, formando una X gigante… ma distogliendoci da questi dettagli, fu allora che lo specialista arrivò come programmato, accompagnato da una folta schiera di guardie con delle strane maschere.

“Maschere anti manga con filtro di faciola… polacchi…” bisbigliò X mentre scrocchiava le dita delle mani possenti.

“Questo fa schifo… questo fa schifo…”

Lo specialista sembrava un abile conoscitore del campo, a tal punto da riuscire a rimuovere ogni singolo manga piazzato sulla sua strada.

“Mediocre… scontato… prevedibile…”

“Attaccapunti, signore!”

“Dimmi tutto, soldato”

“Sono stati avvistati degli intrusi alle porte della casa, e i Pinky hanno lanciato un’offensiva nella foresta. Tra pochi minuti piomberanno qui”

“Dobbiamo portare il prigioniero in salvo. Contattate i Nobili, chiediamo un loro intervento per combattere i Pinky. Io vado a prendere il prigioniero”

Mentre i soldati allarmati si dirigevano verso l’uscita, X seguì lo specialista fino alla cella, ben oltre la porta che ha visto chiusa per 80 anni. Si nascose poco oltre, proprio dietro l’angolo che dava sulla stanza. Da lì poteva ascoltare tutta la conversazione tra Attaccapunti e il prigioniero.

“Devi abbandonare la missione e tornare lì, hanno bisogno di te!”

“Non posso. Non finché non troviamo la talpa dei Grammar nello staff del Bunker Bianco. Non avete nessuna idea?”

“Ancora no. Data la mia posizione, i Grammar mi tengono d’occhio, specialmente Zeba. Non ho molta libertà d’azione… ed è proprio per questo che dobbiamo abbandonare la missione!”

“Attaccapunti, tu non puoi capire… il presidente è l’unico oltre a me a sapere la posizione del macchinario… ecco perché ho dovuto uccidere sia lui che Smithers alla casa bianca!”

A quel punto, X decise di intervenire. Aveva troppe domande.

“Alzate le mani!”

“Hicks?! Sei tu?!”

“Non posso crederci… Buono? Sei… vivo?”

“Non c’è tempo per spiegare!”

“Zitto tu, Grammar!”

“Non è dei Grammar, Hicks. Lui è uno di noi, è un infiltrato del Presidente!”

“Cosa? Che?”

“Ormai sono dieci anni che sono in missione. Dovevo scoprire chi fosse il capo dei Grammar per poter sventare l’attacco a Rimanhattan, ma non ne ho mai avuto l’occasione, non fino a quando è iniziata la battaglia. Solo allora si è fatto avanti”

“Voi sapevate dei Grammar?”

“Certo che lo sapevamo, Hicks. Sono il popolo del web, i pignoli, i puntigliosi… i perfettini, gli hater… i cracker, gli hacker… loro sono tutto questo. Ci sono sempre stati, e negli anni hanno acquisito sempre più potere, soprattutto grazie al loro capo. Lui li ha dotati di quei poteri, quelli veri, non quelli da amministratori, convincendoli a seguirlo nella sua folle conquista del mondo. E ci è riuscito”

“Non abbiamo tempo, Buono! Presto saremo circondati e non potrai utilizzare nemmeno la galleria per la fuga! Se mi trovano qui con te, dovrò ucciderti o mi scopriranno! Se il macchinario cadesse nelle mani sbagliate…”

“Non possiamo permetterlo. Ecco perché io rimarrò qui” Disse Buono prendendo le bandoliere di Hicks e allacciandosele al corpo “Io non ho più vie di fuga, ma tu devi tornare in Alaska. Non ti dico come, cosa o perché… perché non so quanto puoi durare in un interrogatorio, ma appena sarai al Bunker Bianco, chiedi a Smithers del “PDA di Buono”. Da lì potrai leggere ogni dettaglio sulla missione”

“Sei sicuro?”

“Più che sicuro, Attacca. Farò esplodere questa casa da qui con questa roba. Vi darò il tempo e l’occasione di fuggire. Hicks, nessuno deve sapere che Attacca è dalla nostra parte. C’è una spia nel Bunker Bianco, e se venisse a sapere la verità su di lui… beh, si metterebbe male” concluse Buono allacciando le granate alle bandoliere. Ora andate, io li tratterrò il più a lungo possibile prima di farmi saltare in aria”

Attaccapunti diede un auricolare ad X, per poi correre verso l’entrata dei cunicoli. X, invece, doveva prima raggiungere il seminterrato per recuperare i soldati polacchi, il nano e il microonde. L’esplosione avrebbe sicuramente ucciso i polacchi, con tutti quei manga nelle vicinanze. Ma mentre correva verso i suoi compagni, la strada gli venne sbarrata dai soldati Grammar, armati di fucili sparapunti e di correttori laser. X non aveva altra scelta, doveva combattere… loro erano in vantaggio numerico, ma lui aveva passato gli ultimi 80 anni a farmare e a salire di livello. Era passato dalla classe “soldato stereotipo sfigato” a “mago delle pallottole infinite”. E cavolo c’erano delle differenze: dopo aver puntato i pugni chiusi verso i suoi nemici, X iniziò a far scrocchiare il pollice, lanciando scintille magiche disintegranti che fulminarono gli avversari, per poi sparare pallottole magiche e lanciare manga magici infuocati a detonazione remota. Tra le esplosioni e le sparatorie, i Grammar gli si avvicinarono con i correttori laser tentando di tagliarlo in due, ma X afferrò la lama laser con i denti per poi mangiarla e sparare raggi al plasma dalla bocca.

Ma i nemici non arrancarono, anzi: tra i tanti morti arrivarono anche i rinforzi, armati di lancia-censure. Quelle armi proibite fecero scomparire muri interi dietro una lunga striscia nera, censurando decine di stanze e alleati. Proprio quando il raggio censuratore stava per raggiungere X, questi si girò di scatto per poi piegare la schiena: Trzy, rimasto sulla sua schiena fino a quel momento, venne spremuto come un succo di frutta, vomitando arcobaleni addosso ai nemici e al raggio censuratore, che si disperse nell’aria. Dopo averli storditi, X poté correre verso Cristian e T1TT0, scoprendo che la casa era ormai in fiamme.

“X! Siamo qui!”

“Cosa è successo, nano?!”

“T1TT0 ha provato di nuovo a cucinare le salsicce. L’unica cosa che ha cotto è la casa intera”

“PERICOLO! ALLARME! PERICOLO! ALLARME!”

“Ora non abbiamo tempo, microonde!” urlò Hicks raggiungendoli con un possente balzo “dobbiamo andare via di qui prima che-“

Il cielo divenne nuovamente viola, e la trombetta comparve nuovamente in sottofondo. Il cielo stesso sembro diventare liquido e viscoso, come caramello fuso: iniziò a muoversi e a divincolarsi fino a far piovere poltiglia rosa… poltiglia rosa che iniziò a mescolarsi e a ricomporsi creando un esercito di orsetti gommosi!

“Acciderbolina…” bisbigliò X.

Al tempo stesso, i contadini e i Grammar apparvero dalle foreste, inseguiti da truppe di unicorni. A loro volta, le truppe di unicorni erano inseguite da altri soldati Grammar, a loro volta seguiti da-

“Sono io” disse una voce tonante nel cielo “Inchinatevi dinnanzi a me: Franzo, il nobile Conte della Tramadibuco [Risata malvagia]”

X si guardò intorno cercandolo tra gli alberi e gli orsetti, quando finalmente lo vide.

 

“Acciderbolina…” bisbigliò.

La battaglia infuriava intorno alla residenza del male: gli orsetti rosa da combattimento sparavano tutto ciò che potevano sparare, dalle proprie parti del corpo ai propri alleati; I Gr m ar ruba ano par e del testo per poi spara lo c ntr i ne ici; con la casa in fiamme, i nostri eroi polacchi si stavano riprendendo lentamente, ma dovevano sbrigarsi: erano proprio al centro del ciclone, bloccati dalla battaglia che, fortunatamente, si era dimenticata di loro. Cristian, T1TT0 e X cercarono di guadagnare tempo trascinandosi fin dentro ad un capannone, ma capirono subito che la situazione sarebbe solo peggiorata: Franzo, il Conte della Tramadibuco, stava utilizzando la sua armatura a vapore compresso per manipolare la nebbia, creando devastanti onde d’urto e una lama composta da puro Tramadibuco. Qualsiasi cosa tagliasse o toccasse con quell’arma, perdeva così tanto senso da non venire nemmeno nominato tra queste righe.

Ma se l’asso dei Grammar era Franzo, gli orsetti potevano contare sui Gran Sacerdorsi: questi abili maghi stavano utilizzando tutto il loro mana per utilizzare le proibite stregonerie mono-viola. Queste includono abilità come rigeneritudine e affinitudine… ma la peggiore di tutte era Cielaramello, in grado di trasformare parte del cielo in puro caramello fuso che, colando, creava armate di orsetti dal nulla.

Ma in verità, il quadro generale era ancora peggio… ansi, era ancora più peggiore di peggio: le onde d’urto create da Franzo andarono a disperdersi nel cielaramello, creando così della Tramadicielaramelloimpazzito. Questa… cosa (che io non ripeterò perché troppo lunga e inutilmente complessa) fuggì furtivamente al controllo di tutte le fazioni in battaglia, iniziando a creare mostruosi blob color monoviola che iniziarono ad attaccare ed ingerire tutto quello che gli capitava a tiro, orsetti inclusi. E diventavano sempre più grossi, e più grossi, e ancora più grossi, diventando così grossi, ma così grossi da fare frasi come “ucci ucci sento odor di orsettucci”. E lo dicevano con delle voci sconnesse e rauche, simili ai suoni distorti di una radio rotta, mentre divoravano soldati Grammar o bevevano gli orsetti.

“E’ una cosa orribile!” esclamò X con il bisogno di aggiungere un dialogo a tutte queste descrizioni.

Purtroppo quel dialogo attirò l’attenzione dei nemici vicini, che iniziarono ad assediare il capannone. X iniziò a sparare pallottole magiche schioccando le dita, mentre Cristian tirava chiavi inglesi boomerang legate a degli esplosivi di fortuna. Il bello di quei lanci è che nonostante le bombe esplodessero attaccate alle chiavi inglesi, queste tornavano indietro sempre integre, linde e pulite.

“Mangiate un po’ di magia, cosi mostruosi!”

Proprio quando la situazione sembrava volgere a loro vantaggio, tra i nemici iniziarono ad apparire gli orsetti. Non ci volle molto ad ucciderli, e in effetti non furono gli orsetti il vero problema, perché insieme agli orsetti iniziarono ad apparire anche i blob. Quelli si che erano veri ossi duri… no, erano molto di più: erano ossi dure a morire. Avevano bevuto così tanto orsetti magici, che quei cosi mostruosi ed informi erano diventati immuni ai proiettili magici di X-

“Ma non alle mie chiavi inglesi boomerang!”

Cristian afferrò una manciata delle sue chiavi inglesi, usò la sua gomma da masticare come collante e ci attaccò sopra cariche di dinamite. Con buona mira ed un po' di polso, le chiavi inglesi si infilarono proprio in mezzo ai blob, esplodendo e facendoli in mille flaccidi pezzettini che si sparsero tutt’intorno.

“Ma che cosa…”

Ogni singolo pezzettino, però, prese vita e divenne a sua volta un blob ingoia tutto. I nostri eroi si erano praticamente circondati da soli, e da lì a qualche secondo sarebbero stati tutti ingeriti… ma T1TT0 non era d’accordo. Il microonde guardò Cristian, Cristian guardò il microonde ed entrambi guardarono la chiave inglese gigante. L’idea fu così brillante che fece scattare il campanellino installato all’interno di T1TT0.

Cristian lo afferrò, lo attaccò alla chiave inglese con una dozzina di gomme da masticare e subito dopo lo lanciò con entrambi le mani usando tutta la forza che aveva. La chiave iniziò a ruotare intorno ai blob proprio come un boomerang, e fu allora che T1TT0 attivò il suo raggio laser: centinaia di piccoli raggi laser rotanti colpirono ed incenerirono l’esercito di blob, che si sciolsero come mozzarella nella bocca di un ciccione. C’era solo una cosa da dire, e la disse proprio Cristian: “Scataclunch!”

Ma ancora una volta quel briciolo di dialogo attirò l’attenzione di nemici ben più potenti, perché lì, mentre la battaglia infuriava intorno ai rimasugli della casa, Franzo si voltò con la sua armatura da tre metri, puntò la lama di Tramadibuco verso i nostri eroi e… iniziò a sproloquiare.

“Io sono Franzo” diceva mentre si avvicinava “Conte della Tramadibuco, Nobile Grammar, quarto dei sette della Wings of distruction…”

Continuò per diversi minuti, camminando lentamente e inciampando più volte. Mentre si avvicinava, di tanto in tanto uccideva qualcuno o qualcosa che non fosse a più di un metro di distanza dalla traiettoria della sua camminata. In questo lasso di tempo, potrò descrivervi un po' meglio il nostro caro Franzo.

Ex professore di scienze e biologia, Franzo era il fiero polacco a cui venne destinata l’eredità di un noto scienziato nazista: teorie, esperimenti e formule chimiche di una complessa arma di distruzione di massa conosciuta come Tramadibuco. Nonostante ciò Franzo era un bravo professore e una persona gentile, almeno fino a quando, dopo anni e anni di supplenza, gli venne negato l’insegnamento. In quel momento divenne malvagio, avido di potere e ancora malvagio. Così prese quelle formule chimiche e… venne buttato fuori casa, poiché non aveva più né un soldo né un lavoro. L’unica cosa che gli rimanevano erano proprio quelle formule chimiche. Gli serviva solo qualcuno che lo finanziasse, qualcuno abbastanza folle da aiutarlo a sviluppare quelle teorie. Incontrò così un uomo tanto ricco quanto potente, un uomo spietato e dall’aurea sinistra. Quel giorno, Franzo incontrò Zeba.

Passarono gli anni: nascosti tra le terre del Liechtenstein e seguiti da una folta schiera di collaboratori dalla dubbia moralità, i lavori sulla Tramadibuco sembravano ormai ad un punto di svolta. In quegli anni, l’accento di Franzo divenne ambiguamente tedesco, così come il suo carattere e il suo vestiario. Tra gli stessi collaboratori girava la voce che il vecchio nazista si fosse impossessato della sua povera mente. A prova di ciò, la Tramadibuco venne finalmente ultimata e venduta ai terroristi per sperimentarla prima contro normali soldati, dopo contro il meglio del meglio Americano: i Power Dangers. Purtroppo l’arma sembrò funzionare a metà, dato che uccideva solo ad anni di distanza. Non c’era alcuno schema o meccanismo in questo, accadeva e basta, senza una precisa logica.

Anni dopo, la conquista dell’Europa cambiò le carte in tavola: ad ogni stato venne associata una funzione diversa, per poi essere assegnato ad uno dei sette nobili della Wings of Destruction. A Franzo spettò la Polonia, che utilizzò come laboratorio di chimica per migliorare la Tramadibuco. Tramite metodi improbabili, Franzo scoprì che la tramadibuco era in grado di alterare la realtà, così decise ovviamente di sperimentarla sul proprio corpo 24 ore su 24, sette giorni su sette tramite un’armatura alimentata a vapore compresso. Nonostante il successo di questi esperimenti, Franzo divenne incredibilmente invidioso, a tal punto da odiare Zeba perché sempre meno interessato nelle sue ricerche. Così, quando il suo capo gli ordinò di trasformare il suo laboratorio gigante in una prigione, Franzo approvò, liberando la Tramadibuco ovunque per sperimentare sui prigionieri. Nacquero così il Franzo e la Polonia che-

Cavolo… scusatemi se vi ho rubato tanto tempo nella descrizione di Franzo…. ho infatti paura che nel frattempo sia stato sconfitto ed ucciso dai nostri eroi. Peccato. Possiamo sempre immaginarci come sia potuto accadere: forse Cristian ha trovato un modo di far esplodere il vapore compresso nell’armatura… forse X lo ha distrutto con le sue magie… penso però che la verità risieda nel fatto che T1TT0 si sia surriscaldato a tal punto da spegnersi. Potrebbe essere perché ha concentrato così tanto del suo laser sulla lama di Franzo, da farla… ah, ecco come! Praticamente Franzo si è colpito con la sua stessa lama, e in questo modo ha perso così tanto senso da non essere nominato tra queste righe! Ora tutto ha un senso!

“T1TT0!” urlò Cristian per interrompere lo sproloquio dell’autore “Va tutto bene piccoletto… ci hai salvato tutti…”

Cristian raccolse il suo amico da terra e lo colpì ripetutamente con la sua chiave inglese, sperando di vederlo nuovamente acceso… ma il microonde non sembrava riaccendersi, e in più era rovente come un fornello acceso. Solo il tempo avrebbe saputo dirgli se sarebbe sopravvissuto o meno-

“WO-WO-WO, FERMI TUTTI!” disse una voce tonante, proveniente dal cielo

Tutti gli orsetti e i Grammar si immobilizzarono per la paura, fissando il cielo che si illuminava al ritmo di quelle misteriose parole, che facevano stranamente impallidire Cristian.

“Vorreste dirmi che ci mettete un capitolo intero per spiegarmi quella roba dei Wings of Destruction, della Crown… che poi ci mettete qualcosa come quattro paragrafi per descrivermi un personaggio di quei gruppi… e che poi non mi dite nemmeno come muore, senza descrivermi uno straccio di scontro?”

Un fulmine partì dal cielo, incenerendo un Grammar.

“Voi plebei umani fate così schifo! Prima fate bandire i discorsi a tre dalla galassia… poi mi sbagliate le parole… poi mi fate frasi scomposte e fatte male… mi fate un capitolo illeggibile… un paragrafo noioso… beh, BASTA COSI! VOI-SIETE-UN-PROBLEMA!”

Un’ombra dalla strana forma iniziò a stagliarsi tra le nuvole

“Sapete come risolviamo i problemi sul mio pianeta? LI ELIMINIAMO! Gli ascensori vanno troppo lenti e sono sempre occupati? ELIMINIAMO GLI ASCENSORI! Gli autobus sono sempre in ritardo! ELIMINIAMO GLI AUTOBUS! Le fabbriche producono troppi rifiuti, come denunciato dagli ecologisti? ELIMINIAMO GLI ECOLOGISTI! Quindi… c’è una specie che minaccia le tue giornate allegre? BEH, ELIMINIAMO LA SPECIE!”

Dal cielo iniziarono a piovere fulmini, mentre schiere di soldati e di orsetti venivano improvvisamente inceneriti. Quando iniziò a piovere, anche la pioggia era fatta di fulmini.

“O no…” bisbigliò Cristian “è lui, il motivo per cui stavo arrivando ad avvertirvi tutti!”

“Lui chi? Chiese X confuso”

“Io sono Paolo, il Grande Dittatore! Dominatore del sistema solare Taco-4, eroe del pianeta Sburrito! E questa… è la vostra fine! [risata malvagia]”

“Cosa sta succedendo...” chiese Jeden mentre si riprendeva insieme al resto del gruppo.

“Non c’è tempo per spiegare!” Disse X mettendosi Trzy sulle spalle “Dobbiamo trovare un modo per-“

All’improvviso, mentre i tacufo (gli ufo a forma di taco) scendevano dal cielo, un treno di polvere bianca arrivò di corsa davanti ai protagonisti.

“Correte, saltate!” Urlò Pięć saltando in uno dei vagoni.

“Questo è il colmo! Urlò Paolo cercando di fulminare il gruppo, che però fuggì sul treno tra le nuvole, con una mimetizzazione perfetta.

“Signore, li lasciamo andare?” Chiese uno degli alieni a bordo di un Tacufo.

 

“Non sono loro il nostro bersaglio… dobbiamo colpire lì dove tutti i nostri predecessori hanno colpito e fallito nei vari film anni 90 e passa. Fate rotta per… Rimanhattan!”

I Grammar hanno sguinzagliato i loro assi nella manica; i Pinky contrattaccano senza paura; i nostri protagonisti sono stati salvati da un treno volante fatto di droga… sarebbe proprio brutto se mi fermassi a parlare di ciò che succede nel resto del mondo senza andare avanti, eh?

Nel resto del mondo, nel lasso di tempo che va dalla Battaglia di Rimanhattan fino alla fuga dei nostri eroi dalla Polonia…

… la vita dei cattivi, o almeno di uno di essi, fa più schifo di quello che sembra. Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole una gazzella si sveglia, sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina a Rimanhattan, quando sorge il sole un unicorno si sveglia, sa che dovrà correre più dei civili innocenti o morirà di fame. Ogni mattina nel Liechtenstein, Zeba non si alza dal suo letto regale. Non fa colazione con i “cereali dei super malvagi” né con il latte delle mucche ambiguamente malvage che pascolano fuori da casa sua, divorando le pecore e i cani pastori.

Questo perché Zeba non dorme nel suo letto regale, ma sul divano, perché i topi malvagi nascosti nei covi all’interno di casa sua hanno tagliato i pioli della scala per raggiungere il letto. Non fa colazione con i cereali dei super malvagi, perché sono in realtà velenosi, sostituiti dalla sua schiera di maggiordomi per ucciderlo e ottenere la sua posizione in politica. Non può godersi nemmeno del semplice latte, perché le mucche sono così ambiguamente malvage che si sono divorate a vicenda.

Nonostante tutto ciò, Zeba continua a svolgere la sua vita con fare determinato, e ogni mattina, prima dell’alba, aspetta l’autobus malvagio che lo porta alla scuola dei super cattivi. Questa parte della giornata è perfetta per fare ginnastica, con l’autobus che cerca di investirlo e i cani malvagi che tentano di divorarlo, ma niente lo sgranchisce meglio dei bulli sull’autobus che lo pestano di botte con le mazze d’alluminio, niente fino a quando non incenerisce con lo sguardo l’autobus e tutte le persone a bordo. Letteralmente.

Arrivato a scuola, Zeba segue il resto degli studenti nel rito mattutino del buongiorno, razziando la città vicina e incendiando la scuola degli eroi a pochi passi dal centro. Subito dopo iniziano le prime ore di lezione: a chimica, il professore gli da il permesso di saltare la lezione poiché terrorizzato da lui; di tutta risposta, Zeba prende dell’acido e glielo tira addosso, uccidendolo; subito dopo, a lingue straniere, il professore di turno gli regala un mp3 e una lattina di cola, dicendogli che può fare quello che vuole; con molta fermezza, Zeba si mette ad ascoltare la musica per poi trasformare la cola in acido e costringere il professore a berla; alla lezione di ginnastica, il professore si da per malato per sfuggire a Zeba; mentre corre per la rampa delle scale, nel tentativo di fuggire al sicuro in casa propria, il professore scivola su dell’acido e vola via dalla finestra, finendo in una pozza d’acido ancor più grande.

Se da queste descrizioni Zeba vi è apparso solo come un maniaco omicida, allora avete capito appieno quello che ho scritto, ma c’è dell’altro: Zeba era anche un astuto manipolatore. Nelle ore in cui non uccideva professori, andava discretamente bene grazie al suo schiavo-assistente Panza.

Panza era la spalla che qualsiasi scienziato pazzo desiderava: un ragazzo gobbo e cicciotto dalla faccia storta e sproporzionata. Se gli chiedevi di nascondere un cadavere, lui lo faceva scomparire (nell’acido). Se gli chiedevi di uccidere qualcuno, quel qualcuno moriva… ma non potevi permetterti di dirgli come o dove. La cosa terrificante era che, a volte, quel qualcuno moriva per cause del tutto naturali e imprevedibili: un infarto esplosivo, un attacco cardiaco esplosivo, un emicrania esplosiva… tutta quella gente saltava in aria all’improvviso, sangue ovunque, gente che urla e… lui, Panza, che sorride in modo assai sinistro, quasi come se fosse stato realmente lui… terrificante, non è vero?

Ebbene, Panza era il compagno di banco di Zeba. Insieme avevano complottato, ucciso ed esploso per cinque lunghi anni. Il loro motto era “se il compito non si può passare, s’ha da far saltare” (in aria, ovviamente, insieme al professore, alla classe e alla scuola). Questo motto, in realtà, lo diceva solo Zeba, perché Panza non era proprio un chiacchierone, e i suoi piani malvagi si esprimevano attraverso grugniti che solo Zeba comprendeva.

Quest’ultimo dettaglio mi ha fatto tornare in mente quando la scuola dei super cattivi divenne la scuola dei super cattivi. Poco prima non era altro che la succursale della scuola degli eroi, ma quando Zeba divenne padrone del mondo, le cose cambiarono non poco…

Fatto sta che in quel periodo i professori degli eroi, costretti a lavorare e a servire il dominio di Zeba insegnando alla scuola dei cattivi, tentarono di rovesciare il Governo di Zeba aizzando gli alunni contro di lui promettendo potere, denaro e altro potere. Vi mentirei se dicessi che non solo funzionò, ma che li convinse addirittura a continuare a combattere nonostante Zeba incenerisse con lo sguardo. Fu in quel momento che l’allora capo della resistenza, Panza, li tradì e li sterminò con buon gusto mangiandoli vivi. Di buon gusto, appunto. A quei tempi, un professore tentò di eliminare anche lui traducendo i suoi grugniti per carpirne i messaggi segreti… si dice che quel professore sia morto atrocemente in un esplosione che coinvolse la sua intera famiglia, alla vigilia di Natale, anni dopo, a miglia di distanza. A dir poco agghiacciante…

Tornando al giorno d’oggi (avete mai riflettuto su questa parola? Giorno-d’oggi. E’ così’ strana. O si diceva, ai giorni d’oggi?) o insomma, al giorno a cui mi riferivo prima di tornare ancora più indietro nel tempo, Zeba si era rivelato anche un astuto manipolatore. Sfruttando Panza era riuscito a scrivere un’intera tesina, a passare agli esami di Lingue straniere e Storia della guerra e ad uccidere i professori di queste materie.

Ma la schiera di professori si rinfoltiva ogni giorno, e questo Zeba lo sapeva bene: era stato lui stesso a schiavizzare mezzo mondo e ad esigere la sua obbedienza. E su questo rifletteva ogni giorno, quando la scuola finiva e lui tornava a casa, dove avrebbe passato il resto della giornata tra video senza senso su internet, o peggio, leggendo libri senza senso come questo. Certo, doveva dominare il mondo, ma per quello c’era ancora tempo.

Ma tra queste giornate grigie, una mattina dei cereali gli caddero a terra, sciogliendo il pavimento. Immaginò molti altri scenari, molte altre trappole dei suoi maggiordomi, e allora capì. Sorridendo, pensò che il trucco per rimanere vivo l’aveva imparato quasi di riflesso: non fare di Panza il suo maggiordomo.

Nel frattempo, in altri luoghi…

Mentre in Europa e in Asia sfociavano sporadici combattimenti tra truppe Grammar e avanguardie Pinky, al confine tra Canada e Alaska i soldati dell’OWO (Owo World Order, dominio mondiale di Re Valerio) dovevano vedersela con l’Orda, cuore pulsante, e caramellato, dell’esercito Pinky. Quello che inizialmente apparve come un massacro si è poi trasformato in una battaglia di sprechi strategici: con il passare del tempo, i soldati dell’OWO hanno continuato a sperimentare nuove armi per fermare l’inarrestabile avanzata dei Pinky. I tecnici di laboratorio ultimarono ed inviarono i primi progetti nei primi periodi della guerra, e poco dopo i primi prototipi raggiunsero il campo di battaglia tra le mani degli eroici plotoni A8 e A9, cosa che spinse i piani alti a schierarli in prima linea. Purtroppo, a causa di un incomprensione, le armi ipercaloriche ricavate dai progetti non erano altro che enormi pezzi di beacon croccante a forma di fucili, insieme a panini giganti a forma di granate. Inutile dire che all’arrivo dei nemici, dei plotoni A8 e A9 non rimase poi così tanto. Molte sono le dicerie sul come la cosa sia andata: alcuni ipotizzano che siano morti soffocati dal beacon poco prima dell’arrivo delle forze nemiche, a causa di mancanza d’acqua. Nei casi peggiori, sono morti grassi e felici.

Tempo dopo, i plotoni B1 e B2 seguirono l’oramai veterano A10 per sperimentare nuovi equipaggiamenti, ovvero le nuove, e soprattutto vere, armi ipercaloriche a radiazione diretta. L’idea era quella di sciogliere direttamente la gelatina nemica, ma l’unica cosa che i test sciolsero furono proprio i plotoni B1 e B2. Per quelli dell’A10 fu uno spettacolo agghiacciante, ma in quel poco tempo avevano imparato una regola fondamentale per rimanere vivi, una cosa che a quanto pare pochi altri plotoni avevano capito: MAI prendere i prototipi del laboratorio per primi.

Dopo un paio, o poco più, di plotoni sciolti a tal punto da essere usati come burro nelle retrovie, i prototipi divennero abbastanza sicuri da assicurare all’OWO almeno una parità nel conflitto. Il tutto divenne una battaglia di sprechi strategici quando l’OWO arrivò a raccogliere i resti dei nemici per impiegarli nella produzione di combustibili, armi ed altro, dove con altro si intende “destinati a cucine per preparazione pasti e razioni”. In quell’esercito, tutto ciò che era destinato ad altro era in realtà destinato alle cucine. A volte succedeva pure con i feriti, quando per sbaglio l’istruttore li mandava a farsi vedere per “curarsi le ferite ed altro”. Rimane il fatto che quando l’infermeria è vuota, la cucina sembra essere stranamente più buona.

Questo fatto porta a sua volta al lato segreto del concetto di “sprechi strategici”, che veniva usato anche in quei (non) rari casi dove le reclute venivano imbottite di esplosivo per essere usate come esche per catturare prigionieri di guerra. Ovviamente gli esplosivi erano da utilizzare quando le cose andavano storte, ma le cose andavano storte così spesso che il concetto stesso della guerra era oramai diventato “sprechi strategici”, dove strategici indica la possibilità a livello teorico di utilizzare gli unicorni come cavalleria, o peggio.

Valerio aveva capito che quella guerra, combattute da abomini terrificanti ed impossibili, poteva essere combattuta solo da altre cose terrificanti ed impossibili, se non folli e stupide. Aveva svuotato le prigioni per riempire i ranghi del suo esercito, pagato schiere di ladri per crearsi una rete di sabotaggi… e svuotato manicomi e cliniche psichiatriche alla ricerca di quelli che lui definiva “menti creative”. Geni come Wursterlsmitz, che cercò di creare un albero di wurstel per la produzione di cibo; come Saiberlasernovemila, che creò dei cyborg chiamati Saiborg armati di robe laser; e tanti altri ancora, come Frankencorn e il suo progetto di controllare mentalmente gli unicorni, o Stefano Re, che si buttò a capofitto tra l’esercito nemico urlando “l’immaginazione è l’unico limite” per poi finire sbranato dagli unicorni. Guardarlo fare una cosa del genere e immaginare il perché: qua davvero l’immaginazione è l’unico limite. A meno che non siate tra quelli che hanno ritrovato la sua medaglietta in una zuppa qualche giorno dopo, scoprendo che la zuppa veniva fatta dallo sterco di unicorno. In quel caso, l’immaginazione è esclusa a prescindere per mantenere un equilibrio mentale, specialmente per il fatto che la zuppa era stata servita quella stessa mattina a colazione.

Tornando ai nomi di prima, alla fine Wurstelsmitz riuscì a creare un unico albero delle bistecche. Non riuscì a crearne altri perché si strozzò con un osso durante i primi test, portando con sé il segreto dell’albero. Saiberlasernovemila riuscì a creare i Saiborg solo in scala 1/1000, arrivando a partecipare ai tornei clandestini tra robot, dove si dice abbia trovato la ricchezza. Il povero Frankencorn venne visto per l’ultima volta mentre volava oltre il muro del suo laboratorio, controllato mentalmente dagli unicorni. Di lui non vi fu più alcuna tracchia.

Nomi come questi hanno fatto la storia in quella guerra, hanno forgiato miti e leggende tra i soldati dell’OWO, ed era proprio di questo ciò di cui l’esercito aveva bisogno. Oramai la guerra si era ridotta ad una guerra di trincea, e gli scienziati, quelli che rimanevano, spingevano sempre più nella creazione di armi ipercaloriche giganti da utilizzare come vere e proprie torri di guardia. La terribile verità era che l’OWO stava finendo i propri soldati, mentre l’Orda appariva sempre più come una schiera infinita di cosi viventi senza il minimo senso.

 

All’OWO servivano altre leggende. All’OWO servivano degli eroi. Ed effettivamente, uno ce n’era: Sir Damian, il Paladino dal pony ciccione.I Grammar hanno sguinzagliato i loro assi nella manica; i Pinky contrattaccano senza paura; i nostri protagonisti sono stati salvati da un treno volante fatto di droga… sarebbe proprio brutto se mi fermassi a parlare di ciò che succede nel resto del mondo senza andare avanti, eh?

Nel resto del mondo, nel lasso di tempo che va dalla Battaglia di Rimanhattan fino alla fuga dei nostri eroi dalla Polonia…

… la vita dei cattivi, o almeno di uno di essi, fa più schifo di quello che sembra. Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole una gazzella si sveglia, sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina a Rimanhattan, quando sorge il sole un unicorno si sveglia, sa che dovrà correre più dei civili innocenti o morirà di fame. Ogni mattina nel Liechtenstein, Zeba non si alza dal suo letto regale. Non fa colazione con i “cereali dei super malvagi” né con il latte delle mucche ambiguamente malvage che pascolano fuori da casa sua, divorando le pecore e i cani pastori.

Questo perché Zeba non dorme nel suo letto regale, ma sul divano, perché i topi malvagi nascosti nei covi all’interno di casa sua hanno tagliato i pioli della scala per raggiungere il letto. Non fa colazione con i cereali dei super malvagi, perché sono in realtà velenosi, sostituiti dalla sua schiera di maggiordomi per ucciderlo e ottenere la sua posizione in politica. Non può godersi nemmeno del semplice latte, perché le mucche sono così ambiguamente malvage che si sono divorate a vicenda.

Nonostante tutto ciò, Zeba continua a svolgere la sua vita con fare determinato, e ogni mattina, prima dell’alba, aspetta l’autobus malvagio che lo porta alla scuola dei super cattivi. Questa parte della giornata è perfetta per fare ginnastica, con l’autobus che cerca di investirlo e i cani malvagi che tentano di divorarlo, ma niente lo sgranchisce meglio dei bulli sull’autobus che lo pestano di botte con le mazze d’alluminio, niente fino a quando non incenerisce con lo sguardo l’autobus e tutte le persone a bordo. Letteralmente.

Arrivato a scuola, Zeba segue il resto degli studenti nel rito mattutino del buongiorno, razziando la città vicina e incendiando la scuola degli eroi a pochi passi dal centro. Subito dopo iniziano le prime ore di lezione: a chimica, il professore gli da il permesso di saltare la lezione poiché terrorizzato da lui; di tutta risposta, Zeba prende dell’acido e glielo tira addosso, uccidendolo; subito dopo, a lingue straniere, il professore di turno gli regala un mp3 e una lattina di cola, dicendogli che può fare quello che vuole; con molta fermezza, Zeba si mette ad ascoltare la musica per poi trasformare la cola in acido e costringere il professore a berla; alla lezione di ginnastica, il professore si da per malato per sfuggire a Zeba; mentre corre per la rampa delle scale, nel tentativo di fuggire al sicuro in casa propria, il professore scivola su dell’acido e vola via dalla finestra, finendo in una pozza d’acido ancor più grande.

Se da queste descrizioni Zeba vi è apparso solo come un maniaco omicida, allora avete capito appieno quello che ho scritto, ma c’è dell’altro: Zeba era anche un astuto manipolatore. Nelle ore in cui non uccideva professori, andava discretamente bene grazie al suo schiavo-assistente Panza.

Panza era la spalla che qualsiasi scienziato pazzo desiderava: un ragazzo gobbo e cicciotto dalla faccia storta e sproporzionata. Se gli chiedevi di nascondere un cadavere, lui lo faceva scomparire (nell’acido). Se gli chiedevi di uccidere qualcuno, quel qualcuno moriva… ma non potevi permetterti di dirgli come o dove. La cosa terrificante era che, a volte, quel qualcuno moriva per cause del tutto naturali e imprevedibili: un infarto esplosivo, un attacco cardiaco esplosivo, un emicrania esplosiva… tutta quella gente saltava in aria all’improvviso, sangue ovunque, gente che urla e… lui, Panza, che sorride in modo assai sinistro, quasi come se fosse stato realmente lui… terrificante, non è vero?

Ebbene, Panza era il compagno di banco di Zeba. Insieme avevano complottato, ucciso ed esploso per cinque lunghi anni. Il loro motto era “se il compito non si può passare, s’ha da far saltare” (in aria, ovviamente, insieme al professore, alla classe e alla scuola). Questo motto, in realtà, lo diceva solo Zeba, perché Panza non era proprio un chiacchierone, e i suoi piani malvagi si esprimevano attraverso grugniti che solo Zeba comprendeva.

Quest’ultimo dettaglio mi ha fatto tornare in mente quando la scuola dei super cattivi divenne la scuola dei super cattivi. Poco prima non era altro che la succursale della scuola degli eroi, ma quando Zeba divenne padrone del mondo, le cose cambiarono non poco…

Fatto sta che in quel periodo i professori degli eroi, costretti a lavorare e a servire il dominio di Zeba insegnando alla scuola dei cattivi, tentarono di rovesciare il Governo di Zeba aizzando gli alunni contro di lui promettendo potere, denaro e altro potere. Vi mentirei se dicessi che non solo funzionò, ma che li convinse addirittura a continuare a combattere nonostante Zeba incenerisse con lo sguardo. Fu in quel momento che l’allora capo della resistenza, Panza, li tradì e li sterminò con buon gusto mangiandoli vivi. Di buon gusto, appunto. A quei tempi, un professore tentò di eliminare anche lui traducendo i suoi grugniti per carpirne i messaggi segreti… si dice che quel professore sia morto atrocemente in un esplosione che coinvolse la sua intera famiglia, alla vigilia di Natale, anni dopo, a miglia di distanza. A dir poco agghiacciante…

Tornando al giorno d’oggi (avete mai riflettuto su questa parola? Giorno-d’oggi. E’ così’ strana. O si diceva, ai giorni d’oggi?) o insomma, al giorno a cui mi riferivo prima di tornare ancora più indietro nel tempo, Zeba si era rivelato anche un astuto manipolatore. Sfruttando Panza era riuscito a scrivere un’intera tesina, a passare agli esami di Lingue straniere e Storia della guerra e ad uccidere i professori di queste materie.

Ma la schiera di professori si rinfoltiva ogni giorno, e questo Zeba lo sapeva bene: era stato lui stesso a schiavizzare mezzo mondo e ad esigere la sua obbedienza. E su questo rifletteva ogni giorno, quando la scuola finiva e lui tornava a casa, dove avrebbe passato il resto della giornata tra video senza senso su internet, o peggio, leggendo libri senza senso come questo. Certo, doveva dominare il mondo, ma per quello c’era ancora tempo.

Ma tra queste giornate grigie, una mattina dei cereali gli caddero a terra, sciogliendo il pavimento. Immaginò molti altri scenari, molte altre trappole dei suoi maggiordomi, e allora capì. Sorridendo, pensò che il trucco per rimanere vivo l’aveva imparato quasi di riflesso: non fare di Panza il suo maggiordomo.

Nel frattempo, in altri luoghi…

Mentre in Europa e in Asia sfociavano sporadici combattimenti tra truppe Grammar e avanguardie Pinky, al confine tra Canada e Alaska i soldati dell’OWO (Owo World Order, dominio mondiale di Re Valerio) dovevano vedersela con l’Orda, cuore pulsante, e caramellato, dell’esercito Pinky. Quello che inizialmente apparve come un massacro si è poi trasformato in una battaglia di sprechi strategici: con il passare del tempo, i soldati dell’OWO hanno continuato a sperimentare nuove armi per fermare l’inarrestabile avanzata dei Pinky. I tecnici di laboratorio ultimarono ed inviarono i primi progetti nei primi periodi della guerra, e poco dopo i primi prototipi raggiunsero il campo di battaglia tra le mani degli eroici plotoni A8 e A9, cosa che spinse i piani alti a schierarli in prima linea. Purtroppo, a causa di un incomprensione, le armi ipercaloriche ricavate dai progetti non erano altro che enormi pezzi di beacon croccante a forma di fucili, insieme a panini giganti a forma di granate. Inutile dire che all’arrivo dei nemici, dei plotoni A8 e A9 non rimase poi così tanto. Molte sono le dicerie sul come la cosa sia andata: alcuni ipotizzano che siano morti soffocati dal beacon poco prima dell’arrivo delle forze nemiche, a causa di mancanza d’acqua. Nei casi peggiori, sono morti grassi e felici.

Tempo dopo, i plotoni B1 e B2 seguirono l’oramai veterano A10 per sperimentare nuovi equipaggiamenti, ovvero le nuove, e soprattutto vere, armi ipercaloriche a radiazione diretta. L’idea era quella di sciogliere direttamente la gelatina nemica, ma l’unica cosa che i test sciolsero furono proprio i plotoni B1 e B2. Per quelli dell’A10 fu uno spettacolo agghiacciante, ma in quel poco tempo avevano imparato una regola fondamentale per rimanere vivi, una cosa che a quanto pare pochi altri plotoni avevano capito: MAI prendere i prototipi del laboratorio per primi.

Dopo un paio, o poco più, di plotoni sciolti a tal punto da essere usati come burro nelle retrovie, i prototipi divennero abbastanza sicuri da assicurare all’OWO almeno una parità nel conflitto. Il tutto divenne una battaglia di sprechi strategici quando l’OWO arrivò a raccogliere i resti dei nemici per impiegarli nella produzione di combustibili, armi ed altro, dove con altro si intende “destinati a cucine per preparazione pasti e razioni”. In quell’esercito, tutto ciò che era destinato ad altro era in realtà destinato alle cucine. A volte succedeva pure con i feriti, quando per sbaglio l’istruttore li mandava a farsi vedere per “curarsi le ferite ed altro”. Rimane il fatto che quando l’infermeria è vuota, la cucina sembra essere stranamente più buona.

Questo fatto porta a sua volta al lato segreto del concetto di “sprechi strategici”, che veniva usato anche in quei (non) rari casi dove le reclute venivano imbottite di esplosivo per essere usate come esche per catturare prigionieri di guerra. Ovviamente gli esplosivi erano da utilizzare quando le cose andavano storte, ma le cose andavano storte così spesso che il concetto stesso della guerra era oramai diventato “sprechi strategici”, dove strategici indica la possibilità a livello teorico di utilizzare gli unicorni come cavalleria, o peggio.

Valerio aveva capito che quella guerra, combattute da abomini terrificanti ed impossibili, poteva essere combattuta solo da altre cose terrificanti ed impossibili, se non folli e stupide. Aveva svuotato le prigioni per riempire i ranghi del suo esercito, pagato schiere di ladri per crearsi una rete di sabotaggi… e svuotato manicomi e cliniche psichiatriche alla ricerca di quelli che lui definiva “menti creative”. Geni come Wursterlsmitz, che cercò di creare un albero di wurstel per la produzione di cibo; come Saiberlasernovemila, che creò dei cyborg chiamati Saiborg armati di robe laser; e tanti altri ancora, come Frankencorn e il suo progetto di controllare mentalmente gli unicorni, o Stefano Re, che si buttò a capofitto tra l’esercito nemico urlando “l’immaginazione è l’unico limite” per poi finire sbranato dagli unicorni. Guardarlo fare una cosa del genere e immaginare il perché: qua davvero l’immaginazione è l’unico limite. A meno che non siate tra quelli che hanno ritrovato la sua medaglietta in una zuppa qualche giorno dopo, scoprendo che la zuppa veniva fatta dallo sterco di unicorno. In quel caso, l’immaginazione è esclusa a prescindere per mantenere un equilibrio mentale, specialmente per il fatto che la zuppa era stata servita quella stessa mattina a colazione.

Tornando ai nomi di prima, alla fine Wurstelsmitz riuscì a creare un unico albero delle bistecche. Non riuscì a crearne altri perché si strozzò con un osso durante i primi test, portando con sé il segreto dell’albero. Saiberlasernovemila riuscì a creare i Saiborg solo in scala 1/1000, arrivando a partecipare ai tornei clandestini tra robot, dove si dice abbia trovato la ricchezza. Il povero Frankencorn venne visto per l’ultima volta mentre volava oltre il muro del suo laboratorio, controllato mentalmente dagli unicorni. Di lui non vi fu più alcuna tracchia.

Nomi come questi hanno fatto la storia in quella guerra, hanno forgiato miti e leggende tra i soldati dell’OWO, ed era proprio di questo ciò di cui l’esercito aveva bisogno. Oramai la guerra si era ridotta ad una guerra di trincea, e gli scienziati, quelli che rimanevano, spingevano sempre più nella creazione di armi ipercaloriche giganti da utilizzare come vere e proprie torri di guardia. La terribile verità era che l’OWO stava finendo i propri soldati, mentre l’Orda appariva sempre più come una schiera infinita di cosi viventi senza il minimo senso.

All’OWO servivano altre leggende. All’OWO servivano degli eroi. Ed effettivamente, uno ce n’era: Sir Damian, il Paladino dal pony ciccione.

C’è una storia, una leggenda, che è stata narrata dalle trincee in Canada fino al trono di Cenepentola. Parla di una schiera di eroi, partiti per un viaggio alla ricerca di antichi artefatti, in una terra tanto misteriosa quanto pericolosa. Si dice abbiano affrontato mostruosità aberranti fino al raggiungimento della loro meta, dove dovettero combattere contro un male inenarrabile. La storia è cambiata molto dalla prima volta che è stata raccontata da quel ragazzino: si dice che la sua squadra preparò dell’agnello in scatola, quando iniziò a parlare di come fosse diventato capitano. Quindi mettetevi comodi e riscaldatevi dell’agnello in scatola: questa, è la storia della Compagnia dell’Agnello.

Era un giorno come tanti altri in trincea: si aspettava la prossima ondata di orsetti da sciogliere, si mangiava della zuppa di gelatina, si andava in diarrea, si usava per ricaricare le armi a fusione e si aspettava l’ondata successiva. Jimbo Begghins era un ragazzo sensibile assegnato alle due torri di guardia della trincea di mezzo, ed era anche uno dei migliori tiratori scelti del suo plotone.

Poco dopo l’inizio della guerra, quando le torri di guardia erano ancora tre, l’Orda era ancora all’apice della sua potenza. Un giorno, l’armata nemica colpi più punti del confine, costringendo l’Owo a schierare anche le truppe della trincea di mezzo, lasciando Jimbo e pochi altri alla guardia. Purtroppo però quello non era altro che un trucco, e il vero attacco colpì proprio la trincea di mezzo. Ora, non si sa con certezza quanti orsetti nemici siano morti lì, dato che quando muoiono si sciolgono all’improvviso, ma si dice che Jimbo e i sui fucili antiorso a impulsi ne abbiano uccisi almeno un centinaio. Quello che è sicuramente vero, è che Jimbo sparò così tanto che per continuare a raffreddare le armi mangiò due chili di gelatina e spruzzò cacarella proprio sopra ai suoi fucili, mettendo le braccia sotto il sedere e usando gomiti e caviglie come appoggi.

Tornando a quel giorno come tanti altri, Jimbo stava passando del tempo sparando agli unicorni che banchettavano con i civili indifesi. Capitava, a volte, che dei sopravvissuti cercavano di fuggire dal Canada raggiungendo il confine, ma i branchi di unicorni erano sempre più veloci ed organizzati. Quegli esseri mostruosi, oltre a saper aprire le porte, erano diventati ottimi muratori e architetti, e ogni mattina si vedevano per un caffè, si mettevano i caschi gialli antinfortunistici e costruivano edifici e città. Volete capire quanto erano malvagi? Usavano quelle finte costruzioni per attirare poveri sopravvissuti e mangiarli. Una volta decisero di risparmiare del tempo sui test nucleari, così bombardarono una di quelle città dopo essersi finti dei soldati dell’OWO, mentre un’altra volta ancora, un unicorno si travestì da essere umano raggiungendo la caserma degli ufficiali e divorandoli vivi dal primo all’ultimo. Creature malvagie a dir poco.

Fatto sta che sto Jimbo, tornando di nuovo a quel giorno come tanti altri, stava sparando agli unicorni, che si salvavano o perché erano troppo veloci, o perché i loro caschetti li proteggevano dalle pallottole. Fu allora che arrivò il Sergente Heartman, l’uomo dal cuore nobile e gentile collegato ad un polmone d’acciaio.

“Figliolo, quanti ne hai ammazzati oggi?”

“Tanti, signore!” rispose fiero Jimbo.

“Figliolo, quanti ne hai ammazzati, ieri?”

“Altrettanti, signore!” rispose Jimbo ancor più fiero.

“Beh, figliolo, allora non posso oppormi: sei il candidato perfetto per questa missione” disse Heartman dandogli una pergamena “sei richiesto per una missione di scorta oltre le linee nemiche. Non è un incarico dell’esercito, almeno direttamente. Diciamo che con questo contratto daranno a te e al tuo esercito i soldi per permettersi cose utili, come armi, munizioni, esplosivi, altre armi e i miei polmoni d’acciaio”

“Signore… non posso crederci, ma… qui c’è scritto che nella scorta c’è anche il leggendario plotone A10!”

“Proprio così, guidato da Sir Damian in persona”

“Non posso crederci…”

“Nemmeno io, o almeno, non potevo crederci fino a che non mi sono ricordato che sei uno dei nostri migliori tiratori scelti. E visto che tempo fa è stato proprio uno dei miei migliori tiratori scelti a spararmi, vorrei che tu, uno dei nostri migliori tiratori scelti, stia lontano da me e dal confine. Quindi vai ragazzo, la partenza è tra poco meno di un’ora dal campo base a Nord. Ah, carica quelle casse su di un veicolo e portale con te”

“Cosa sono, se posso chiedere?”

“E’ l’unico cibo che avrete a disposizione per tutto il viaggio: tonnellate di agnello in scatola. Diciamo che-“

“Diciamo che per noi, sarà sempre Pasqua” Disse una voce misteriosa proveniente dalle loro spalle. Dietro, alle loro spalle.

“O mio dio…”

Proprio lì, a pochi metri da loro, tra il bagliore accecante del sole, c’era il leggendario Sir Damian sul suo pony ciccione. La sua armatura corazzata, il suo pony corazzato, il suo archibugio corazzato… tutto quello che Jimbo aveva sentito raccontare, si era appena materializzato davanti a lui.

“Tu sei Jimbo, vero ragazzo?” chiese la leggenda vivente scendendo da cavallo.

“Sissignore, signore!”

“Non c’è bisogno dei convenevoli, non preoccuparti. Se continuassimo ad aggiungere signore, sergente o altre roba alle frasi, moriremo ancor prima di partire, con tutti gli ufficiali che ci aspettano alla partenza. Se proprio non resisti, Sir Damian andrà più che bene. Lui, invece” disse indicando il suo pony “lui è Salsiccia. Ogni volta che sente il mio nome, si inginocchia per presentarmi, anche quando non ci sono. E’ un bravo pony, e il suo cannone da quaranta millimetri mi ha salvato non poche volte”

“Quel coso ha un cannone da quaranta millimetri?” chiese Heartman preoccupato.

“Proprio così. Non è che è ciccione, è che ha la corazza grande. L’ho forgiata partendo da quella di un carro armato, poi ci ho attaccato quel cannoncino e quei due bomboloni. Il cannoncino è automatico, spara proiettili appena fusi dal metallo colato dai bomboloni. Questi cosi squagliano gli orsetti che è una bellezza. Si immagini che quando resistono, assorbono involontariamente il metallo rovente e si sciolgono lo stesso”

“Geniale, Capitano. Semplicemente Geniale. Come mai non ha un cannone più grande?” chiese ancora Heartman.

“I miei superiori non si fidano ancora ad affidarmi cannoni più grandi”

“A te, la leggenda dei novecento?”

“E’ solo una diceria, Sergente”

“Una diceria un par di ciufoli, c’ero anch’io quel giorno. Dovevi vederlo, ragazzo” disse Heartman rivolgendosi a Jimbo “circa mille unicorni che galoppano verso la nostra posizione, si perdono a vista d’occhio da destra a sinistra, da davanti a dietro. Sembravano infiniti, cavolo. Poi arriva questo giovincello e inizia a esploderli uno dopo l’altro”

“Si dice facendoli esplodere-“ disse un soldato che passava di lì a caso.

“Silenzio, il correttore del computer non me l’ha sottolineato. Comunque, stavo dicendo, inizia ad ESPLODERLI uno dopo l’altro, in un bagno di arcobaleni. Salvò tutti noi quel giorno… per questo mi sono preoccupato quando hai detto quaranta millimetri! Pensavo montasse almeno un sessanta! Sai che c’è? Chi è il tuo supervisore in questa missione?”

“Mastro Daniel, della D&D”

“Bene, è uno che sa il fatto suo… e dei suoi affari. Se monti qualcosa di più grosso su Salsiccia, non se ne lamenterà, anzi… quindi, dopo passa da me. Ho un vecchio sessanta millimetri che aspetta di sparare dalla fine del Vietnam… il tuo Salsiccia può portare carichi pesanti?”

“Con tutto il rispetto, Sergente, monta una corazza che di solito si mette su dei cingoli. A quel quadrupede potremmo attaccargli un paio di ali e trasformarlo in una cannoniera, e si fidi, sarebbe una gran cannoniera”

“Ottimo, Capitano. Venga con me. Ho smontato un AC-130 di recente, e c’era un 120 millimetri che non sapevo dove mettere…”

“Penso di sapere dove trovargli un posto… Ragazzo, io e il Sergente abbiamo da fare. Scusaci se ti abbiamo tagliato fuori dal discorso, ma da quando è iniziata questa guerra, i dialoghi a tre sono… rischiosi. Ci vediamo al campo base tra meno di un’ora… Jimbo, giusto?”

“Giusto, Sir Damian. Sarà un onore!”

“E per me sarà un piacere. Ricordati dell’agnello, eh! Salsiccia lo adora!”

Sir Damian salì sul pony, che si inginocchiò di nuovo per salutare Jimbo, e subito dopo scomparve sotto la luce del sole, seguito dal Sergente Heartman e dal polmone di ferro.

“Stammi bene, figliolo. Lascerò a Sir Damian qualcosa anche per te”

Jimbo si voltò di nuovo verso il fronte, con un’ultima pallottola calorica in canna. Socchiuse gli occhi, respirò e sparò. Aveva confuso un civile per un unicorno. E l’aveva pure colpito. Se ne andò via fischiettando, dando il cambio alla guardia dopo di lui. Si voltò un’ultima volta verso il suo buco nella trincea, salutò il suo cappello da cowboy e la sua poltrona in pelle d’unicorno, e alla fine, se ne andò.

Poco dopo c’era molta confusione al campo base: la strada principale era occupata da una sorta di treno cingolato senza binari. Immaginate più carri militari congiunti tra di loro e muniti di cingoli e torrette: ecco com’era quel veicolo. Tutto intorno, i mercanti stavano togliendo le loro mercanzie per caricarli sui “vagoni” insieme alle loro attrezzature e alle loro armi, seguiti dalla scorta che sembrava prepararsi ad una guerra.

La sezione alla testa del “treno” era un gigantesco carro lanciamissili, uno di quelli che caricano missili intercontinentali con tanto di ordigni nucleari, solo che a questo giro l’arma che caricava era ancor più grande del normale missile intercontinentale. Era qualcosa di rudimentale e artigianale al tempo stesso, con degli autografi alla base e degli adesivi appiccicati sopra.

“Ti piace?” Chiese un uomo barbuto uscendo dalla penombra alle spalle di Jimbo “quello non è un missile, non più. Ora è una bomba, un ordigno che può essere azionato solo da quel camion. E si dia il caso che quello sia il mio ordigno, che quello sia il mio missile e che tu sia la mia scorta. Con chi ho il piacere di parlare?”

“Jimbo Begghins, tiratore scelto”

“Ah, il ragazzo della trincea di mezzo… è un piacere e una sicurezza averti a bordo!”

“E lei, è…”

“Mastro Daniel, della D&D, Debiti & Debiti, Signore indiscusso della gilda dei mercanti. Recuperiamo materiali rari, armi e artefatti dalle zone di guerra per riutilizzarle e studiarle… in ogni caso, rivenderle”

“Quel missile… ecco… non lo utilizzeremo, vero?”

“Spero di no, ma sai come si dice: non si sa mai!”

“Hei, Jimbo!”

“Vedo che hai già conosciuto Sir Damian. La sua leggenda lo procede. Meglio che vi lasci soli, i dialoghi a tre non fanno per questo libro” disse Mastro Daniel scomparendo con il suo giubbotto dorato.

“Allora, Jimbo, conosciuto il nostro eccentrico amico? Un mercante seduto su una bomba atomica, niente di più pericoloso e remunerativo”

“Lo fa per i soldi, Sir Damian?”

“Lo faccio per la mia gloria e per i soldi del mio esercito. Senza soldi, non potremmo comprare attrezzatura dall’Europa, per non parlare dell’agnello in scatola. Comunque, ecco per te un fucile anticarro: più potente del fucile antiorso, i suoi proiettili esplodono al minimo impatto con un pizzico di napalm. Quel pazzoide di Heartman lo aveva modificato per renderlo automatico, ma per te, caro tiratore scelto, meglio semiautomatico. Poi, nei cosi, la… nei “vagoni” troverai altra roba per te, o potrai comprarne dai mercanti”

 

Improvvisamente, un suono assordante sovrastò il brusio della folla, annunciando la partenza della carovana. La scorta salì sulle Jeep e sui cavalli, mentre Mastro Daniel si mise alla guida del trenicolo (il treno-veicolo). Quando la porta si aprì, Sir Damian si voltò verso il fronte, puntando l’archibugio all’orizzonte. La Quest dello Smerdallo era iniziata.

 

Partiti dal confine, quelli de La Compagnia dell’Agnello attraversarono le gelide terre della vecchia Alaska, raggiungendo quello che, prima dell’inizio della guerra, era l’originale confine Canada-Alaska. Fino a quel punto, dovettero sfondare la prima linea dei Pinky, e non lo fecero silenziosamente, non con tutte quelle torrette antiaeree o quei cannoni anticarro. Sarebbe stato un vero spreco di pallottole ipercaloriche infinite…

“A destra a destra!” urlava Mastro Daniel negli altoparlanti.

“A sinistra a sinistra!” urlava Sir Damian dall’altoparlante di Salsiccia.

Un frastuono assordante provenne dalla coda del trenicolo, seguito da urla spaventate e dal flash di un fotofinish. Quando la colonna di camion si fermò e i primi sopravvissuti iniziarono a fuggire negli altri vagoni, il meccanico apparve dal muro di polvere.

“E’ il terzo vagone che fate ribaltare, ve l’ho già detto: o sparate a destra, o sparate a sinistra. Se fate girare la torretta in entrambi i sensi, in un coso artigianale come questo, si spezza e fa sbrodolare tutto il camion. E poi, ricordate che il prossimo vagone è quello di-“

“Che succede, figlioli?”

“Sergente Heartman, ci perdoni. Abbiamo distrutto un altro vagone e-“

“Nessun problema, Jimbo: so cosa vuol dire evitare di sparare a bestie magiche mangiauomini, è una vera tortura. Basta che non seccate il prossimo “vagone”, là dentro c’è il mio letto di morte, e aspetto di usarlo da un bel po'” disse il sergente tornando alla coda del treno.

“Daniel, te l’ho già detto: io sparo con la penultima torretta e tu con l’ultima, così evitiamo di squarciare in due il treno, no?”

“Sir Damian, sapete quanti proiettili sprecheremo in questo modo?”

“Ma Daniel, l’ha detto pure l’introduzione!”

“Che le pallottole sono infinite?”

“No, che è uno spreco non spararle. Comunque, quanto manca?”

“Siamo arrivati… queste sono le terre dello Yukon…”

Jimbo si voltò verso il paesaggio, spostando lo sguardo dal verdeggiante confine dell’Alaska alle tetre pianure dello Yukon.

“Non lo sentite anche voi?” chiese Jimbo “ora che quei branchi se ne sono andati, c’è un silenzio… inquietante… nessun unicorno, nessun uccello. E’ tutto così… vuoto…”

Le mastodontiche montagne si perdevano a vista d’occhio in una serie di catene montuose che trapassavano le nuvole da parte a parte. Le loro punte erano avvolte da un freddo velo grigiastro simile a nebbia, mentre la vegetazione tipica dei territori Pinky sembrava annerirsi e morire senza alcun motivo, lasciando solo schiere d’erba grigia e muri di alberi morenti.

Avanzando in quella inospitale terra, si imbatterono in innumerevoli carcasse di creature magiche, resti di unicorni divorati vivi e pozze di gelatina sparse tutt’intorno. Sembrava come un gigantesco cimitero, da cui persino i Pinky si tenevano alla larga: la compagnia non venne raggiunta o anche solo inseguita dalle armate nemiche, nonostante fossero nel loro territorio. Alcuni dei mercanti iniziarono addirittura ad ipotizzare che quei primi gruppi di unicorni a cui spararono, stavano in realtà fuggendo da qualcuno o qualcosa.

Ma cosa poteva spaventarli in quel modo? Quanto doveva essere mostruoso o immondo l’essere in grado di far fuggire creature in grado di sparare raggi laser e schiere d’orsetti gommosi in grado di sciogliere il nemico? Probabilmente si trattava della stessa cosa che produceva quello strano brusio in sottofondo. In quel silenzio terrificante, se si ascoltava attentamente, il vento portava con se strani suoni e versi, provenienti dalle cime delle montagne.

“Terrificante, non è vero?”

“Sir Damian, ne avete visti di posti come questo?”

“Dipende, Jimbo. Io vengo dalla battaglia di Rimanhattan, ho visto l’orrore di questa guerra abbattersi su tutta la città in poche ore… fino a non molto tempo fa, quando venni qui per la prima volta, potevo solo immaginarmi come potessero essere i loro territori, ma questo… questo è completamente diverso da allora. Per quanto assurde, le loro terre brulicano di esseri viventi, ma questo è così vuoto e tetro… non sembra essere opera loro. E’ così diverso…”

“Cosa ci facciamo qui? Qual è l’obbiettivo di Mastro Daniel?”

“Siamo venuto fino a qui, perché un tempo questa era la loro raffineria. All’interno di queste montagne vi sono decine di fabbriche e laboratori attrezzati per produrre altri orsetti, unicorni e chissà cos’altro. Ma noi, siamo qui per una cosa in particolare: lo smerdallo”

“Lo smerdallo? Sarebbe una sorta di smeraldo ricoperto o composto da-“

“Proprio così, Jimbo. E’ una sorta di cristallo o minerale che oltre a tagliare o infrangere quasi tutto, se illuminato da una luce emette un raggio lucente in grado di sciogliere… beh, quasi tutto. Con armi del genere, il nostro esercito avrebbe ulteriori vantaggi”

“Ma le munizioni ipercaloriche sono già più che sufficienti!”

“Fidati Jimbo, noi non ci stiamo armando per affrontare solo i Pinky… ci sono molte altre minacce, altre fazioni in agguato, con assi nella manica così… decisivi, che affrontarli sarebbe quasi una sconfitta in partenza. Siamo ancora all’inizio della guerra, Jimbo, e siamo la fazione in minoranza. Dobbiamo prepararci al peggio. Per fortuna ci sono persone abbastanza folli da finanziare spedizioni come questa”

“Intendete Mastro Daniel?”

“Sa benissimo quanto un’impresa del genere sia pericolosa, ma sa anche come spennare laboratori e politici vendendo cose come questa. Alla fine della guerra, se tutto andrà bene, avrà ciò che tanto desidera”

“Salverà il mondo dalla fame e dalla devastazione prodotte dalla guerra?”

“Si costruirà una propria città fatta d’oro, sopra un esplosivo d’inusuale potenza”

“Abbastanza stravagante”

“Modesto, più che altro. Modesto”

“E gli altri mercanti? Chi sono?”

“Sono tutti amici o clienti facoltosi. Questi ultimi sono il nostro personale asso nella manica in caso di guai”

“In che senso?”

“E’ difficile da spiegare… diciamo che se l’autore volesse, ora potrebbe benissimo far comparire qualche minaccia da affrontare, così da mostrare quello che-“

“Attenzione! Ci sono dei… cosi, intorno a noi!”

Improvvisamente, tra gli alberi intorno alla strada, delle ombre iniziarono a muoversi veloci, accerchiando il gruppo. La nebbia che attraversava la via impediva al gruppo di vedere cosa avessero dietro o davanti, costringendoli dapprima a rallentare, fino a fermarsi del tutto.

“Sono come apparsi dal nulla!” Urlò uno dei soldati preparandosi a sparare.

“Stupido autore! Se mi senti, mi devi pagare quell’ordine!” Urlò Mastro Daniel dal megafono.

“Non è il momento! Un giorno ci ammazzerà tutti quanti per creare una scena incredibilmente triste, ma non è questo il giorno!” Urlò Sir Damian preparando l’archibugio “Presto, in formazione! Difendete il trevicolo! Voglio l’Ammazzadraghi in fondo, coperture sui fianchi e Luke in testa! Jimbo, tu sali sopra al primo vagone insieme ai facoltosi, non sparare fino al mio segnale”

Nel frattempo, quella vagonata di mostri iniziò a rallentare, prendendo lentamente forma: uno schifoso stormo di persone verdastre, alte e basse, armate di utensili da lavoro e armi artigianali. Erano verdastre o pelose, pelate o barbute… il genere di creature che i Pinky amavano sfornare. Alla fine si fermarono, mostrandosi in tutta la loro bruttezza e avvicinandosi pericolosamente.

Tutti aspettavano il via di Damian, ma questi non aspettò un secondo di più: non appena si fermarono, lui preparò il suo archibugio e-

[Piccola parentesi sull’Archibugio di Sir Damian: trattasi di un cannone d’artiglieria alimentato a proiettili fusi, classificati come il meglio del meglio dei proiettili ipercalorici. In continuo movimento nei bomboloni di Salsiccia, il metallo fuso viene spruzzato a comando con un getto di vapore direttamente nell’archibugio, tramite un pratico tubo che ignora le leggi della fisica e della termodinamica. Il metallo fuso viene poi sparato con un getto di pressione ancor più potente verso il bersaglio. Esteticamente, sembra che Sir Damian l’abbia rubato da una nave pirata direttamente dal passato]

-dopo aver preso attentamente la mira, sparò il primo, ed unico, colpo. Un getto appallottolato di metallo fuso volò attraverso il muro di alberi, squagliando svariati ettari di verde incontaminato e buona parte dei nemici. Il resto del gruppo, terrorizzato dall’orribile spettacolo di quegli omini che si squagliavano urlando davanti ai loro occhi, iniziò a sparare poco dopo il tempo necessario per trasformare quel ricordo in un futuro flashback abbastanza drammatico/spaventoso da non farli dormire per un bel po'.

“Arrivano da dietro, da dietro!”

“Che fine ha fatto l’ammazzadraghi?”

“Beh, lui è un ammazzadraghi, ergo uccide… beh, draghi signore. Quello che voglio dire, è che penso uccida SOLO draghi!”

“E che fine ha fatto?!”

“Non lo so, signore. Penso sia morto da un pezzo. C’è un intero esercito alle nostre spalle…”

“Mastro Daniel, spinga questo coso al massimo! Dobbiamo andarcene via da qui il più presto possibile!”

Il trevicolo prese come una sorta di rincorsa, mentre Jimbo afferrò saldamente l’entrata del tettuccio continuando a sparare con l’altra mano. I facoltosi, guidati da Ser Manuel, iniziarono invece a rientrare nel veicolo.

“Sono troppo vicini, qualcuno deve rallentarli!”

“Andrò io!” Disse il fiero Sir Luke, azionando gli esplosivi del suo giubbino e gettandosi tra i nemici alla coda del trevicolo “Mangiate questo, mostri!” Urlò azionando il detonatore e facendosi saltare in aria insieme a decine di centinaia di nemici, salvando la compagnia e il mondo intero.

Questo almeno è ciò che successe nella sua testa, poiché gli esplosivi non si azionarono. Visse un secondo di più, quel che basta per vedersi circondato da creature orrende per poi essere fatto a pezzi.

“Mastro Daniel, Sir Luke si è buttato dietro il trevicolo per farsi divorare e rallentare i nemici!”

“Lo ricorderemo come un eroe. Un eroe sottopagato”

“Mastro, attento alla-“

La compagnia non fece in tempo ad accorgersene che l’intero trevicolo si schiantò contro la parete rocciosa di una montagna, sfondandola e finendo ben oltre di essa, in una sorta di gigantesca cava.

Mentre Mastro Daniel perdeva i sensi, una voce rombante lo raggiunse insieme a un accecante bagliore arcobaleno.

 

“Umani sobri vuol dire umani senza potere… ma umani sono pur sempre cibo… delizioso… cibo…”

Una gigantesca esplosione, una vampata di fuoco e una nebbia di fumo: qualcosa era esploso, e l’intero trevicolo era sprofondato all’interno della montagna. Parte della scorta era rimasta fuori, stordita, confusa e circondata dai nemici. Quelli dentro la montagna, invece…

…erano stati rapiti e legati, imprigionati in una sorta di struttura scolpita nella montagna. Colonne imponenti che cingevano le mura, ampie balconate che sporgevano sugli abissi tra le pareti rocciose… meraviglie come queste erano attraversate da strutture artigianali come ponti e baracche di legno abbarbicate sui dirupi, illuminate da centinaia di torce che gli davano inevitabilmente fuoco.

“Ora parla coso schifoso dov’è il mio-“

“Silenzio umano” disse l’orco in miniatura a Mastro Daniel “il tuo oro ora appartiene a noi!”

“A chi importa dell’oro! Dov’è il mio missile?! Il mio mastodontico, gigantesco, esplosivo missile?!”

“Il vostro drago con i cingoli è caduto nel cuore della montagna. Solo l’Arcobalenoso sa dove si trova!”

“Tu, brutto obbrobrio!” Urlò Mastro Daniel mollandogli una capocciata “Diventerai la mia pelliccia!”

Ma gli orchi non hanno una-

“Zitto tu! Ridatemi il mio missile! VOGLIO IL MIO MISSILE!”

Dopo qualche minuto, quegli orribili esseri che li circondavano li caricarono su dei muletti di legno e li portarono via, attraversando rampe di legno, porte di legno, ponti di legno, pavimenti di legno… e immaginate che tutto questo legno andava a fuoco, sempre per colpa delle torce. Sarà per questo che subito dopo si addentrarono sempre più tra ciclopiche strutture di pietra, sempre più in profondità nella montagna. E man mano che si avvicinavano, uno strano bagliore violaceo sembrava illuminare tutto quello che avevano intorno, mentre folate d’aria puzzolente si alzavano tra le pareti rocciose, al ritmo di un respiro.

“Cibo… Portatemi il mio cibo…” Disse una voce così potente da far tremare la montagna, una voce che puzzava proprio come il vento che circolava là sotto. Una voce, che si rivelò poco dopo…

… quando Jimbo, Daniel e tutti quelli trascinati nella montagna arrivarono alla fonte di quella luce e di quella puzza: un mostro gigantesco, mastodontico, grande quasi quanto la montagna stessa, bloccato in piedi all’interno della stessa, in una sorta di immensa fossa.

“Cibo… il mio cibo…”

Il suo corpo era color arcobaleno, un colore così acceso che era addirittura in grado di puzzare di uno strambo odore di alcol. Per il resto, non servivano molte parole per descrivere quella bestia: era come un gigantesco dinosauro… un gigantesco dinosauro che si era mangiato un gigantesco dinosauro.

Jimbo, che era precipitato insieme al trevicolo e a Daniel, guardò quell’aberrante essere mentre si apprestava a divorarli. Era come se quel popolo di mostriciattoli servisse il dinosauro, offrendogli cibo in dono. In quel caso, loro erano il cibo.

“Cosa sei tu, mostro?”

“Io non sono un mostro… io sono-“

Un’esplosione fece crollare il soffitto, formando un buco abbastanza grande e profondo (per non ripetere gigantesco, mastodontico o ciclopico) da sbucare in superficie. La luce del sole inondò i sotterranei, mentre dall’alto la voce di Sir Damian iniziò a rimbombare.

“Tu sei l’ultimo Zillagod rimasto, lo Zillagod arcobaleno!”

“Cos’è uno Zillagod?” Chiese Jimbo confuso.

“Lo Zillagod è un’arma americana prodotta dai giapponesi, utilizzata con i Power Dangers al posto di costosissimi robot giganti. Questo mostro doveva aiutarci con la battaglia di Rimanhattan, e invece a divorato e ucciso i nostri alleati, per poi allearsi con i Pinky in cambio di un pony gigante. Dov’è quel pony, Zillagod? Perché sei più grosso di prima? E che ci fai dentro una montagna, quaggiù?”

“L’ho mangiato, quel Pony… ora sono uno Zillagod Arcobaleno a Quattro Zampe… un dinosauro centauro… un dinotauro… o un censauro… io non sto più con i Pinky. Mi sono alleato con questi piccoletti… sono le razze scartate dai giochi da tavolo e dai blockbuster fantasy… i nani orchi, gli orchi nani… i nani elfi, gli elfi orchi… gli elfi goblin, gli orchi goblin… hanno un saporaccio, non potevo mangiarli, e così ora mi servono. E sono qui per… la stessa cosa per cui VOI siete qui… lo Smerdallo, generatosi dalla magia dei pinky e dalle stranezze dello Yukon”

“Grazie per aver risposto alle domande senza aver mangiato nessuno. L’autore sarebbe stato nella pupù se tu non avessi fatto il riassunto”

“Quindi non mi ucciderai e mi farai dominare il mondo?”

“Mi spiace Zillagod… ma accadrebbe solo in un B-Movie in cui compare un mostro più grosso di te”

“Ma ci sono mostri più grossi di me!”

“Ma non è un B-Movie!”

Sir Damien si buttò nel buco creatosi, rivelando a tutti che l’armatura di salsiccia poteva anche volare grazie a una coppia di Jetpack montati sui lati. Il dinamico duo iniziò così a sparare sullo Zillagod e sui mostriciattoli, cercando di non colpire gli alleati. Dietro di lui, i clienti facoltosi di Mastro Daniel volavano sul vuoto, tirando fuori costosi playmat e… mazzi ultracostosi di carte da gioco di giochi di carte.

“Adesso, clienti facoltosi! Scelgo voi!”

I clienti facoltosi misero i playmat sull’aria, come se ci fosse un tavolo invisibile, e dopo aver dato una bella mischiata ai mazzi, iniziarono a giocare delle carte in grado di… lanciare magie devastanti!

“Metto un’acqua e passo!”

“Metto una fiamma ed evoco drago infuocato!”

Dal nulla apparve un drago infuocato, che divorò il cliente facoltoso e volò via.

“Metto un’altra acqua ed evoco pesce!”

Dal nulla apparve un pesce che cadde addosso a Zillagod.

“Allora, ti difendi dal pesce?”

“Ehm, io…”

“Allora con l’altra acqua moltiplico il pesce ed evoco… fiumi di pesce!”

Una montagna di pesci iniziò a piovere dal nulla, colpendo in faccia il mostro gigante

“Non ho abbastanza mani per difendermi!”

Nel frattempo, mentre i clienti facoltosi creavano un diversivo, Sir Damian slegava i prigionieri per portarli in salvo. Ma come sarebbero usciti da-

“E vai con le bombe!”

A quell’urlo, una gigantesca esplosione distrusse metà montagna, seppellendo lo Zillagod con un mare di massi. Dal fumo creatosi, un vecchio bombardiere apparve dal nulla, fermandosi a mezz’aria come se niente fosse.

“Ma quello è-“

“Proprio così figliolo!” Urlò Heartman alla radio “Un bombaridere harrier, o un harrier bombardiere… un harrierere, o un bombharrier. Diciamo che l’ho modificato un po'”

“Quindi quello è il tuo letto di morte!”

“Proprio così! Io ci creperò qua sopra, figliolo. Ma per adesso, limitiamoci ad usarlo per scappare. Mi avvicino quanto più posso per farvi salire, al massimo vi butto giù una scala a pioli… tanto questo coso ha l’autopilota”

E così fu: l’harrierere si avvicinò al terreno, e i prigionieri iniziarono a salir-

“Dov’è Mastro Daniel?!”

“Non lo so, è sparito!”

I massi iniziarono a muoversi, mentre la luce violacea splendeva e puzzava come non mai.

“Devo cercarlo!” Disse Sir Damian “voi andate, noi vi raggiungiamo!”

“Ma-“

“Nessun ma, Jimbo. Se lui non torna, non mi pagherà nessuno!”

L’harrierere iniziò a prendere quota per prepararsi al decollo, mentre Sir Damian spariva tra le rovine di pietra. Ma proprio quando l’harrierere stava per spiccare il balzo, lo Zilllagod uscì dalle macerie, iniziando a vomitare arcobaleni laser nel tentativo di colpire l’harrierere.

Al primo colpo, mancò il bersaglio. Mastro Daniel ritrovò il trevicolo e vi salì a bordo.

Al secondo colpo, lo Zillagod li sfiorò di poco. Sir Damian cadde dietro a una vena di uno strano minerale. Quando capì di cosa si trattava, abbracciò salsiccia e si infilò nel suo sacco a pelo formato deluxe.

Al terzo colpo, lo Zillagod migliorò il tiro, riuscendo quasi a-

“Non oggi, lucertola!” Urlò Mastro Daniel premendo un gigantesco pulsante rosso.

Una luce abbagliante e un’esplosione immensa divorarono l’intera montagna proprio alle spalle dell’harrierere, che si allontanava sempre più velocemente. Dietro di lui l’esplosione si espandeva sempre di più, mentre il fuoco inceneriva ettari di foreste. Al posto della montagna una voragine gigantesca e altrettanto profonda, un immenso cratere infuocato e radioattivo.

“La bomba di Mastro Daniel… dev’essere esplosa”

Quella l’ultima frase di Heartman, che con un sorriso amaro, soddisfatto della sua ultima avventura, abbassò il cappello da ufficiale sul volto per farsi una dormita. All’atterraggio in Alaska, Heartman era morto serenamente nel sonno, con quel sorriso stampato sulla faccia. I medici non seppero dire se fu l’età o l’emozione… forse un motivo nemmeno c’era. Dopo quello che aveva fatto e vissuto, era probabilmente il miglior modo per andarsene, e lo aveva fatto serenamente, anche dopo tutti gli amici e i compagni che aveva perso. Perché lui sapeva, che in guerra si vince e si muore, e quella battaglia l’avevano decisamente persa. Niente Smerdallo o denaro, solo perdite.

Quanto a Jimbo, lui tornò tra le trincee a continuare la sua battaglia personale. Tra un agguato e l’altro, gli piace ascoltare le varie versioni della storia che lui stesso ha raccontato per primo. C’è chi dice che sia andata semplicemente come appare, che tutti lì sono morti e che la compagnia non sia servita a nulla… ma c’è anche dell’altro. Dei pochi sopravvissuti che passano per lo Yukon, alcuni raccontano di un paladino con una spada di fuoco e un’armatura splendete che incenerisce i malvagi e protegge i giusti. Del suo destriero di diamante che spara fuoco dalle gambe volando nel cielo… delle scatolette di agnello che lancia agli affamati.

La voce di questa figura si è sparsa molto, negli ultimi tempi. Lo chiamano: Il Signore Degli Agnelli.

 

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